Il “sistema guida” è un sistema complesso, formato da diverse componenti. Per ridurre il rischio di incidente occorre ridurre o eliminare i rischi legati ad ogni singola componente del sistema. E sono tanti.
Premessa
Molti non sanno che:
- 8-9 persone ogni giorno perdono la vita su strada (e altre 600 restano ferite), e gli incidenti stradali costituiscono in Italia (ed in Europa) la prima causa di morte tra i giovani;
- ogni anno “spendiamo” diversi miliardi a causa degli incidenti stradali (numeri forniti dallo stesso Ministero competente!), sotto forma di costo sociale;
- gli incidenti stradali costituiscono la prima causa di morte sul lavoro.
È utile sapere come funziona il “sistema guida”, per vedere dove si annidano i rischi e capire come si deve intervenire per ridurli in modo efficace.
Il “sistema guida”
Il “sistema guida” è un sistema complesso, formato da diverse componenti. Quando siamo alla guida di un’auto (ma il ragionamento vale anche per altri veicoli), istante per istante, non facciamo altro che elaborare le informazioni che riceviamo dall’esterno (andamento del tracciato stradale, presenza e movimento di altri veicoli o persone, ecc.) e adeguare il moto del veicolo, di conseguenza, attraverso i vari comandi che agiscono su direzione, velocità, ecc. In tal modo, il veicolo procede mantenendo un assetto che è “dinamico” – perché il veicolo continua a procedere – ma “regolare”, e quindi sicuro.
Questo equilibrio dinamico interessa tre diverse componenti: l’UOMO, il VEICOLO e l’INFRASTRUTTURA. L’assetto regolare e sicuro del veicolo sulla strada dipende dalla conservazione di questo equilibrio, cioè dal fatto che il guidatore riesce a condurre il veicolo mantenendo la corretta traiettoria di marcia in funzione di tutto quanto detto (tracciato, veicoli, persone, ecc.).
Nel momento in cui dovesse insorgere un problema relativo ad una qualsiasi di queste componenti, si potrebbe avere un aumento del rischio. Esempi dei problemi in questione possono essere: un colpo di sonno (per la componente UOMO); una avaria meccanica (per la componente VEICOLO) o una buca sulla strada (per la componente INFRASTRUTTURA). Si comprende facilmente come ogni componente abbia le sue insidie, che possono far aumentare il rischio di incorrere in un incidente.
Dunque, per ridurre il rischio di incidente occorre ridurre o eliminare i rischi legati ad ogni singola componente del sistema guida (UOMO, VEICOLO, INFRASTRUTTURA). E sono tanti.
Ma non è finita qui.
Come è facile immaginare, ci sono anche altri fattori che influenzano la sicurezza sulla strada. Fattori legati all’ambiente esterno, su cui il guidatore non può intervenire, ma dei cui effetti deve assolutamente tenere conto. Pensate ad esempio come variano le condizioni di sicurezza quando un certo guidatore, con la sua auto, viaggia su una strada che percorre abitualmente, ma si trova in condizioni meteo che non sono sempre le stesse (es. con il bel tempo o nel mezzo di una bufera di neve). A parità di condizioni UOMO-VEICOLO-INFRASTRUTTURA (che sono sempre le stesse, nell’esempio fatto), il rischio di incidente può aumentare notevolmente in caso di condizioni ambientali avverse.
La componente AMBIENTE, dunque, costituisce un ulteriore elemento del sistema, sulla quale però non si può intervenire.
Esiste infine una ulteriore componente, definita dalla pianificazione dello SPOSTAMENTO, sui cui elementi (es. scelta del percorso, del mezzo di trasporto, dell’orario, ecc.), se si dispone di alternative, è possibile intervenire in modo da ridurre notevolmente i fattori di rischio legati al viaggio. La componente SPOSTAMENTO può essere anche analizzata come aspetto legato all’ORGANIZZAZIONE.
In definitiva, il “sistema guida” è composto da una terna di componenti in equilibrio dinamico (UOMO-VEICOLO-INFRASTRUTTURA), influenzata istante per istante dalle condizioni esterne (componente AMBIENTE) ed in generale dalle scelte fatte per la pianificazione ed organizzazione dello SPOSTAMENTO.
Come “usare” il sistema guida per la sicurezza stradale?
Il “rischio stradale” è complesso. Un incidente può essere originato da criticità di vario tipo, legate ad esempio allo stato ed al comportamento dei conducenti o all’idoneità ed alle condizioni dei veicoli. Criticità che possono, potenzialmente, anche derivare da cattiva organizzazione chi pianifica e gestisce gli stessi spostamenti di conducenti e veicoli. Il tutto può peraltro portare ad un esito più o meno grave anche in base alle condizioni dell’infrastruttura. Gli incidenti ai bus di Mestre (2023) e di Capri (2021), pur con responsabilità ancora da accertare, aiutano a percepire questa complessità.
Le componenti “uomo”, “veicolo”, “spostamento/organizzazione” e “infrastruttura” sono quindi quelle che, se trascurate o malfunzionanti (metaforicamente o concretamente), accrescono il rischio di incidente. E sono, di conseguenza, quelle su cui lavorare per ridurre (!) il rischio in questione (a completare il quadro c’è poi la componente “ambiente”, che pure può far aumentare il rischio, ma sulla quale, per definizione, non si può intervenire).
Ad esempio, le aziende con persone e veicoli su strada devono lavorare sulla componente “uomo” (es. idoneità, formazione, addestramento, ecc.), “veicolo” (es. adeguatezza, manutenzione, dotazioni, ecc.) e “spostamento / organizzazione” (es. orari, percorsi, turni, controlli, ecc.). Devono quindi identificare i rischi ai quali i propri lavoratori sono esposti su strada e implementare idonee misure di riduzione degli stessi rischi (cosa che, peraltro, è anche un obbligo di legge per la sicurezza sul lavoro).
D’altra parte, gli enti gestori o proprietari di strade e autostrade hanno in carico le condizioni dell’infrastruttura (es. strutture, barriere, pavimentazione, segnaletica, illuminazione, ecc.), e per ridurre il rischio devono vigilare ed intervenire sulla stessa in modo adeguato.
Conclusioni
Ogni organizzazione che ha a che fare con la strada deve quindi identificare bene su quali componenti (“uomo”, “veicolo”, “spostamento / organizzazione” o “infrastruttura”) può avere influenza, identificare chiaramente la natura dei rischi e predisporre idonee misure di riduzione degli stessi (TIP – Per chi lavora con gli standard ISO: le misure di riduzione del rischio stradale corrispondono ai “fattori intermedi ISO 39001”). Il tutto, peraltro, accompagnato dal rispetto delle tante leggi e norme legate alla circolazione stradale, alla sicurezza sul lavoro ed alla gestione delle infrastrutture.
La complessità del rischio stradale richiede quindi azioni di tipo diverso e specifico, da parte di ogni organizzazione interessata, che si tratti di chi “genera” spostamenti o di chi li deve “gestire” su una rete. Ed è necessario che ogni persona coinvolta, ad ogni livello (operativo, dirigenziale, consulenziale, di controllo, ecc.) faccia sempre, e per bene, il proprio lavoro!