“Vision Zero” rappresenta una visione orientata all’eliminazione totale delle vittime degli incidenti stradali. Questo non è un semplice sistema o dispositivo, ma un ambizioso obiettivo di sicurezza stradale. A livello europeo e nazionale, gli obiettivi sono definiti: azzerare i decessi sulle strade entro il 2050 e dimezzare le vittime tra il 2020 e il 2030,…

Da sempre, la mia passione e dedizione si sono rivolte verso l’analisi e la prevenzione dell’incidentalità stradale. Come consulente, sono ad esempio al momento impegnato nell’elaborazione e nel monitoraggio di Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (PUMS) e nel portare avanti studi di sicurezza avanzati per le concessionarie autostradali. Tra i vari modelli a cui mi ispiro, Vision Zero – un’iniziativa di sicurezza stradale nata in Svezia nel 1997 – rappresenta un punto di riferimento imprescindibile. Il suo quadro teorico e pratico si è rivelato un’efficace guida per affrontare la complessità dell’incidentalità stradale.
VISION ZERO: i principi
Vision Zero rappresenta un cambio di paradigma nella sicurezza stradale, pone l’essere umano e la sua incolumità come obiettivo primario. Questo approccio si fonda su tre pilastri essenziali:
- Principio etico: La vita e la salute umana non sono negoziabili, sono beni di primaria importanza. Questo principio ribalta le priorità del sistema di circolazione stradale, pone l’uomo e la sua sicurezza prima di ogni altra considerazione di mobilità o efficienza.
- Principio di responsabilità: La sicurezza stradale è un’impresa collettiva che coinvolge diversi attori. Ogni soggetto – dalle autorità di gestione e regolamentazione del traffico, ai produttori di veicoli, fino agli utenti della strada – ha una quota di responsabilità nell’assicurare un ambiente stradale sicuro.
- Principio di sicurezza: L’errore umano, seppur indesiderabile, è una componente inevitabile delle attività umane. Ecco perché i sistemi di gestione del traffico devono essere progettati in modo tale da minimizzare la probabilità di errore e, quando esso si verifica, da limitare al massimo le sue conseguenze dannose.
L’approccio di VISION ZERO tocca inoltre anche tre dei diciassette obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, come evidenzio in questa figura.

Da quando è nata in Svezia, la filosofia Vision Zero ha ispirato le politiche di sicurezza stradale di molte città e nazioni. Un esempio emblematico è rappresentato da New York (guardate questo sito: Vision Zero View (vzv.nyc), che ha aderito con grande determinazione a questo approccio, introducendo misure tangibili che rispecchiano i suoi principi.
Anche a livello europeo, negli ultimi anni, sono nate diverse iniziative che condividono l’approccio di Vision Zero. Cito, ad esempio, i programmi EuroRAP (European Road Assessment Programme) ed EuroNCAP (European New Car Assessment Programme), aventi lo scopo di sviluppare protocolli e linee guida per realizzare strade ed auto più sicure e ridurre il rischio di incidenti.
In Italia, purtroppo, Vision Zero è ancora un concetto semi-sconosciuto. Tuttavia, vi è una crescente consapevolezza dell’importanza di un approccio sistemico per affrontare il problema dell’incidentalità stradale, come dimostra l’ultima edizione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS). Questo riconoscimento costituisce un passo avanti significativo, ma è solo l’inizio: serve un impegno concreto, professionale e finanziario, per tradurre queste intenzioni in azioni efficaci.
Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale
Oltre agli (auspicabili) interventi sulle opere pubbliche (ad esempio con la messa in sicurezza delle scuole e con gli interventi sul dissesto territoriale), occorre intervenire sulla sicurezza stradale. Vanno messe in sicurezza anche le strade, o meglio va messo in sicurezza il nostro modo di muoverci. E visto quello che ci costano ogni anno gli incidenti, è evidente che investire nella riduzione del rischio stradale non è solo un intervento di buon senso ma è anche un investimento economico di notevole portata. Ovviamente, ridurre gli incidenti stradali non è una misura a costo zero. Vanno spesi soldi in interventi formativi, educativi, tecnologici ed infrastrutturali, ma sicuramente ne vale la pena, come dimostrano le esperienze dei Paesi europei che più di altri hanno investito negli scorsi anni in sicurezza stradale (e con ottimi risultati).
Negli scorsi anni era stato dato avvio all’aggiornamento del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS). Il piano riferito al decennio 2001-2010 era stato abbastanza efficace, anche se probabilmente avrebbe potuto essere molto più incisivo se non fossero stati eliminati strada facendo molti dei fondi ad esso destinati per indirizzarli verso spese di altro tipo. Il PNSS 2010-2020 è invece rimasto per anni in bozza, con anche una consultazione pubblica avviata (alla quale anche io avevo dato il mio contributo), ma incredibilmente non ha poi mai visto la luce, colpevolmente abbandonato probabilmente a causa della disordinata evoluzione politica che ha caratterizzato quel decennio.
Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (PNSS 2030) (qui il pdf) è un documento programmatico che mira a ridurre significativamente il tasso di incidentalità stradale in Italia entro il 2030. Gli obiettivi principali del PNSS 2030 sono:
- Ridurre del 50% il numero di vittime e feriti gravi negli incidenti stradali rispetto al 2019.
- Azzerare il numero di vittime e feriti gravi entro il 2050.
Il PNSS 2030 si basa su cinque pilastri principali:
- Gestione della sicurezza stradale
- Infrastrutture più sicure
- Veicoli più sicuri
- Comportamenti più sicuri
- Assistenza post-incidente
Per raggiungere questi obiettivi, il PNSS 2030 prevede un forte investimento nella cultura della sicurezza, a partire dalla scuola. Inoltre, il Piano identifica le categorie a maggior rischio e definisce linee strategiche generali per affrontare queste problematiche.
Il PNSS 2030 sarà attuato attraverso cinque Programmi di attuazione per le annualità 2022, 2024, 2026, 2028 e 2030 a livello nazionale, mentre a livello locale verrà realizzato attraverso tre fasi.
Nel PNSS 2030 (pag. 8) è riportato che, “considerando il rinnovato obiettivo di riduzione del 50% del numero di decessi sulle strade al 2030 e il nuovo obiettivo di dimezzamento dei feriti gravi, è stato stimato un fabbisogno minimo pari a circa 1,4 miliardi di euro. Un po’ poco, a mio parere, per affrontare un problema che nel decennio 2020-2030 avrà un costo sociale complessivo che potrebbe oscillare tra i 150 ed i 200 miliardi di euro.
Per coordinare le attività di attuazione del PNSS 2030, è stato istituito un Comitato per l’indirizzo e il coordinamento delle attività, presieduto dal Ministero competente e composto da rappresentanti di numerosi ministeri e degli enti territoriali. Inoltre, è stato costituito l’Osservatorio nazionale per la sicurezza stradale, che collaborerà direttamente con il Comitato.
Perché possa essere efficace, il Piano dovrà essere supportato in modo robusto da risorse economiche adeguate, certe e ben pianificate, per consentire agli Enti di agire con interventi decisi e mirati.
Che fare?
Investire nella sicurezza stradale non è solo una questione di rispetto della vita e della salute umane. È anche una scelta strategica e finanziaria. Il costo sociale degli incidenti stradali è enorme: esso comprende non solo i costi diretti derivanti da danni alle persone e ai beni, ma anche quelli indiretti, come i costi sanitari, le perdite di produttività, i costi di assistenza e riabilitazione, e il dolore e la sofferenza delle vittime e dei loro cari. Un investimento adeguato in prevenzione può ridurre in modo significativo questo onere per la società.
Gli incidenti stradali rappresentano una delle principali cause di morte nel mondo, in particolare tra i giovani. Tuttavia, nonostante la gravità del problema, la risposta a livello politico ed amministrativo è spesso insufficiente. La filosofia Vision Zero offre una guida preziosa per affrontare efficacemente il problema. Per farlo, è necessario agire con determinazione e tempestività, fissando obiettivi chiari e misurabili a breve termine. Spero che i responsabili delle decisioni, sia in Italia che nel resto del mondo, affrontino questa sfida con onestà, competenza e senso di responsabilità, impegnandosi in una vera e propria emergenza di sicurezza stradale.
La sicurezza stradale, infatti, è una vera e propria emergenza, che merita un’attenzione e un impegno adeguati.