VISION ZERO: origine e principi. Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS) 2030. L’uso dei ricavi delle multe per potenziare la sicurezza stradale.

Premessa
Da sempre, per passione e per lavoro, studio il mondo dell’incidentalità stradale. Come consulente, sono ad esempio al momento impegnato nell’elaborazione e nel monitoraggio di Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (PUMS) e nel portare avanti studi di sicurezza avanzati per le concessionarie autostradali. Lo vedete in diverse pagine di questo sito. Voglio qui però porre l’attenzione su questi elementi: il modello Vision Zero, il Piano Nazionale di Sicurezza Stradale (PNSS) e l’uso dei fondi derivanti dalla riscossione delle multe.
VISION ZERO: origine e principi
Vision Zero nasce in Svezia nel 1997, e rappresenta un cambio di paradigma nella sicurezza stradale, ponendo l’essere umano e la sua incolumità come obiettivo primario. Questo approccio si fonda su tre pilastri essenziali:
- Principio etico: la vita e la salute umana non sono negoziabili: sono beni di primaria importanza. Questo principio ribalta le priorità del sistema di circolazione stradale, e pone l’uomo e la sua sicurezza prima di ogni altra considerazione di mobilità o efficienza.
- Principio di responsabilità: la sicurezza stradale è un’impresa collettiva che coinvolge diversi attori. Ogni soggetto – dalle autorità di gestione e regolamentazione del traffico, ai produttori di veicoli, fino agli utenti della strada – ha una quota di responsabilità nell’assicurare un ambiente stradale sicuro.
- Principio di sicurezza: l’errore umano, seppur indesiderabile, è una componente inevitabile delle attività umane. Ecco perché i sistemi di gestione del traffico devono essere progettati in modo tale da minimizzare la probabilità di errore e, quando esso si verifica, da limitare al massimo le sue conseguenze dannose.
Da quando è nata in Svezia, la filosofia Vision Zero ha ispirato le politiche di sicurezza stradale di molte città e nazioni. Un esempio emblematico è rappresentato da New York (guardate questo sito: Vision Zero View (vzv.nyc), che ha aderito con grande determinazione a questo approccio, introducendo misure tangibili che rispecchiano i suoi principi.
Anche a livello europeo, negli ultimi anni, sono nate diverse iniziative che condividono l’approccio di Vision Zero. Cito, ad esempio, i programmi EuroRAP (European Road Assessment Programme) ed EuroNCAP (European New Car Assessment Programme), aventi lo scopo di sviluppare protocolli e linee guida per realizzare strade ed auto più sicure e ridurre il rischio di incidenti.
In Italia, purtroppo, Vision Zero è ancora un concetto semi-sconosciuto. Tuttavia, vi è una crescente consapevolezza dell’importanza di un approccio sistemico per affrontare il problema dell’incidentalità stradale (almeno sulla carta), come sembra emergere dall’ultima edizione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS). Questo riconoscimento costituisce un passo avanti significativo, ma è solo l’inizio: serve un impegno concreto, professionale e finanziario, per tradurre queste intenzioni in azioni efficaci.
Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS) 2030.
Visto quello che ci costano ogni anno gli incidenti, è evidente che investire nella riduzione del rischio stradale non è solo un intervento di buon senso ma è anche un investimento economico di notevole portata. Ovviamente, ridurre gli incidenti stradali non è una misura a costo zero. Vanno spesi soldi in interventi formativi, educativi, tecnologici ed infrastrutturali, ma sicuramente ne vale la pena, come dimostrano le esperienze dei Paesi europei che più di altri hanno investito negli scorsi anni in sicurezza stradale (e con ottimi risultati).
Vediamo le evoluzioni del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (PNSS). Il piano riferito al decennio 2001-2010 era stato abbastanza efficace, anche se probabilmente avrebbe potuto essere molto più incisivo se non fossero stati eliminati strada facendo molti dei fondi ad esso destinati per indirizzarli verso spese di altro tipo (soprattutto a scopo di consenso elettorale). Il PNSS 2010-2020 è invece rimasto per anni in bozza, con una consultazione pubblica avviata (alla quale anche io avevo contribuito), ma incredibilmente non ha poi mai visto la luce, forse anche a causa della evoluzione politica particolarmente disordinata che ha caratterizzato quel decennio. E arriviamo al nuovo PNSS.
Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 (PNSS 2030) (qui il pdf) ha come obiettivo principale arrivare al 2030 con un numero di vittime e di feriti gravi in incidenti stradali dimezzato rispetto al 2019 (nell’ambito dell’obiettivo di lungo termine di azzerare al 2050 il numero di vittime e feriti gravi).
Il PNSS 2030 si basa su cinque pilastri principali:
- Gestione della sicurezza stradale
- Infrastrutture più sicure
- Veicoli più sicuri
- Comportamenti più sicuri
- Assistenza post-incidente
Per raggiungere questi obiettivi, il PNSS 2030 prevede un forte investimento nella cultura della sicurezza, a partire dalla scuola. Inoltre, il Piano identifica le categorie a maggior rischio e definisce linee strategiche generali per affrontare queste problematiche.
Il PNSS 2030 sarà attuato attraverso cinque Programmi di attuazione per le annualità 2022, 2024, 2026, 2028 e 2030 a livello nazionale, mentre a livello locale verrà realizzato attraverso tre fasi. Devo riscontrare, purtroppo, che ad oggi non c’è notizia del Programma di attuazione del 2022 (che avrebbe già dovuto essere implementato).
Per coordinare le attività di attuazione del PNSS 2030, è stato inoltre istituito un Comitato per l’indirizzo e il coordinamento delle attività, presieduto dal Ministero competente e composto da rappresentanti di numerosi ministeri e degli enti territoriali. Inoltre, è stato costituito l’Osservatorio nazionale per la sicurezza stradale, che collaborerà direttamente con il Comitato.
L’uso dei ricavi delle multe per potenziare la sicurezza stradale.
Segnalo in proposito questo articolo di Sicurauto.it, che fornisce un’analisi su come vengono spesi gli incassi derivati dalle multe stradali in Italia, basata su un’indagine condotta da Asaps e Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus. Ecco i punti chiave evidenziati nell’articolo:
- Destinazione Legale degli Incassi: Per legge, gran parte degli incassi delle multe stradali dovrebbe essere destinata a progetti finalizzati alla sicurezza stradale.
- Risultati dell’Indagine: L’indagine ha analizzato l’impiego dei ricavi delle sanzioni al Codice della Strada nelle 14 principali città italiane con popolazione superiore ai 200.000 abitanti per gli anni 2021 e 2022. Per il 2022, sono stati destinati 310 milioni di euro a 530 progetti, di cui 226 milioni già realizzati secondo le dichiarazioni dei Comuni.
- Spesa Effettiva:
- Solo una minima parte degli incassi viene destinata all’educazione stradale (82.501 euro, pari allo 0,027% delle somme complessivamente destinate) e alla formazione della Polizia Municipale (18.494 euro, pari allo 0,006% del totale destinato).
- La maggior parte degli incassi viene spesa per la manutenzione delle strade e l’illuminazione pubblica, nonostante il 95% degli incidenti gravi sia attribuito al comportamento umano e non allo stato delle infrastrutture.
- Altre spese significative includono 288.836 euro per l’acquisto di armi, armeria e lezioni di tiro, e 26 milioni di euro per fondi di previdenza del personale, con 9,6 milioni effettivamente spesi.
La conclusione dell’articolo, che condivido, è critica sulla distribuzione di questi fondi, suggerendo che una maggiore enfasi dovrebbe essere posta sull’educazione e la formazione stradale per affrontare le cause principali degli incidenti stradali.
Conclusioni
Investire nella sicurezza stradale non è solo una questione di rispetto della vita e della salute umane. È anche una scelta strategica e finanziaria. Il costo sociale degli incidenti stradali è enorme: esso comprende non solo i costi diretti derivanti da danni alle persone e ai beni, ma anche quelli indiretti, come i costi sanitari, le perdite di produttività, i costi di assistenza e riabilitazione, e il dolore e la sofferenza delle vittime e dei loro cari. Un investimento adeguato in prevenzione può ridurre in modo significativo questo onere per la società.
Gli incidenti stradali rappresentano una delle principali cause di morte nel mondo, in particolare tra i giovani. Tuttavia, nonostante la gravità del problema, la risposta a livello politico ed amministrativo è spesso insufficiente. La filosofia Vision Zero offre una guida preziosa per affrontare efficacemente il problema. Per farlo, è necessario agire con determinazione e tempestività, fissando obiettivi chiari e misurabili a breve termine.
Spero che i responsabili delle decisioni, sia in Italia che nel resto del mondo, affrontino questa sfida con onestà, competenza e senso di responsabilità, impegnandosi in una vera e propria emergenza di sicurezza stradale.