La sicurezza stradale non riguarda solo chi si muove su veicoli a motore o chi circola a piedi o in bicicletta. C’è anche un gran numero di persone che su strada ci lavora, a piedi, per molte ore al giorno.
Sono molte di più di quanto non si pensi. E sono particolarmente esposte al rischio di incidente.
Ecco alcuni esempi di situazioni di rischio.
Foto di Hands off my tags! Michael Gaida da Pixabay
Una premessa
Non basta prendere la patente a 18 anni. L’aggiornamento periodico su teoria e pratica alla guida deve essere reso obbligatorio per legge!
Qualche mese fa Marco Cecchi, un operaio di 56 anni, è morto in un cantiere stradale nel comune di Rosignano (Livorno). È stato investito da un SUV che ha invaso l’area di cantiere, schiacciandolo contro il camion parcheggiato nel cantiere stesso. Il SUV, a sua volta, era fuori controllo a causa (pare) di una mancata precedenza da parte di un altro veicolo che sopraggiungeva.
Tipico caso di infortunio mortale durante attività lavorativa (a piedi) svolta in presenza di traffico veicolare. Su questa materia esiste una normativa specifica dedicata ai lavoratori impiegati in questo tipo di mansioni, con tanto di formazione teorica e pratica e aggiornamento periodico. Formazione che, vi assicuro, le organizzazioni interessate erogano ai propri dipendenti in modo molto scrupoloso (salvo naturalmente qualche deprecabile eccezione). Ma il problema è che questo non basta, in quanto tutta la formazione del mondo serve a poco se gli operai vengono poi investiti da un’auto fuori controllo. Come pare sia accaduto in questo caso a Marco.
Anche i guidatori “comuni” devono essere formati, e la formazione andrebbe ripetutamente aggiornata per legge, esattamente come accade ai conducenti professionali o a tutti i lavoratori. Invece, dopo il conseguimento della patente automobilistica, il 99% delle persone non fa più nessun aggiornamento nel corso della propria vita, guidando per decenni e decenni durante i quali, nel frattempo, cambiano tutte le condizioni al contorno (il tipo di traffico, le dotazioni dei veicoli, la capacità di guida della persona stessa). Da tempo si parla di rendere obbligatorio per legge un aggiornamento periodico e serio della formazione, rivolto a chiunque abbia anche la comune patente automobilistica. Non può bastare certo il solo quiz della scuola guida superato a 18 anni!
In queste pagine parlo spesso di sicurezza stradale in ambito lavorativo, con particolare attenzione a chi guida automobili o altri veicoli per motivi di lavoro (sia in fase di itinere, cioè durante lo spostamento casa-lavoro, sia durante la giornata lavorativa vera e propria). Non vanno dimenticati tutti i lavoratori che si trovano ad operare in strada muovendosi a piedi, e che non solo sono particolarmente vulnerabili, ma anche molto esposti al rischio di essere investiti. Vi porto alcuni esempi relativi a situazioni reali su cui ho svolto consulenza, utili a comprendere l’entità del rischio e la varietà delle possibili problematiche.
Esempio n. 1 – Carico/scarico merci in ambito urbano
Un primo esempio da considerare riguarda la “banale” attività di assistenza ai conducenti di furgoni e camion più o meno grandi che portano le merci nei negozi o nei supermercati. Escludendo i siti di grande dimensione, che dispongono di accessi e piazzali riservati e preclusi al transito di estranei, ci troviamo spesso ad assistere ad attività di carico/scarico effettuate in ambito urbano, e quindi condotte in presenza del normale traffico cittadino. Traffico che può essere composto da persone che si muovono a piedi, in bicicletta/monopattino, in scooter, in auto, ecc. Questa situazione, quotidianamente visibile da chiunque, non è per nulla banale, in quanto le condizioni del traffico sono variabili per definizione. Di conseguenza, le attività di carico/scarico, come anche le stesse manovre di accostamento dei camion, possono costituire un rischio sia per i lavoratori che attendono in strada l’arrivo del mezzo per poi eseguire lo scarico della merce (spesso con tempi contingentati), sia per gli utenti della strada (a piedi o motorizzati), che incontrano una situazione “non convenzionale” (es. con presenza di carichi movimentati in strada o sui marciapiedi, carreggiate parzialmente ostruite, scarsa visibilità, ecc.), e rispetto alla quale devono spesso improvvisare sul momento comportamenti e manovre.
Esempio n. 2 – Raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade
Anche le attività di raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade costituiscono un ambito in cui “rischio stradale” e “rischio lavorativo” si sovrappongono. Ecco un esempio di una situazione ricorrente, che ho analizzato nel corso di una consulenza svolta per un’azienda di raccolta e trattamento dei rifiuti. Ricordo quanto visto in occasione della pulizia di una vasta area cittadina al termine della giornata settimanale di mercato. Alla chiusura del mercato, le strade erano chiuse al traffico con transenne, ma comunque accessibili a piedi o in bicicletta. Al momento dell’inizio delle operazioni di smontaggio delle attrezzature da parte degli ambulanti iniziava, in contemporanea, l’operazione di pulizia delle strade, eseguita sia con persone a piedi, sia con mezzi speciali (spazzatrici, furgoni con cassone ribaltabile, ecc.). Ma, in contemporanea, entravano nella zona interdetta al traffico anche un buon numero di veicoli privati (auto, furgoni, ecc.), schivando le transenne. Si trovavano quindi, nello stesso momento e nello stesso spazio, sia gli ambulanti che stavano rimuovendo le loro strutture e ricaricando i furgoni, sia gli operatori della pulizia delle strade, sia cittadini che circolavano a piedi, in bicicletta, in scooter o in auto. E tutto questo nello stesso momento, senza che la zona fosse stata ancora “messa in sicurezza” e riconsegnata alla circolazione stradale. Anche se questo esempio comprende elementi che non dovrebbero in teoria verificarsi (come l’invasione dell’area da parte dei veicoli privati prima della fine delle operazioni di ripristino), la situazione che ho raccontato è reale, e rende l’idea del “rischio stradale” a cui si trovano esposti i lavoratori in questione.
Esempio n. 3 – Manutenzione dei sottoservizi
Consideriamo un altro esempio: quello dei lavoratori delle aziende multiutilities che operano continuamente su strada per la manutenzione di elementi particolari quali fognature, sottoservizi, ecc. Anche in questo caso, le attività lavorative sono svolte spesso lavorando senza interrompere la circolazione stradale ma, al limite, riducendo la larghezza utile della carreggiata per consentire simultaneamente le operazioni di manutenzione ed il fluire del traffico. E non sono stati pochi, purtroppo, i casi di incidente avvenuti per investimento degli operai durante le fasi di lavoro o, addirittura, durante le fasi di posa della segnaletica stradale di avviso. Elemento, questo, che ha portato peraltro all’emanazione di una specifica normativa sul tema attraverso uno specifico decreto nel 2013 (poi aggiornato nel 2019), che regola tali attività e quelle, più in generale, effettuate ad opera dei cosiddetti movieri.
Esempio n. 4 – Attività degli “ausiliari del traffico” sulle autostrade.
Come ultimo esempio di questo breve elenco porto quello dei lavoratori con mansione di “ausiliario della viabilità” su strade e autostrade, alle prese con una attività particolarmente rischiosa. Tra i loro compiti, oltre a quello di “pattugliare” la rete di competenza per verificare la regolarità dell’infrastruttura e l’assenza di pericoli, c’è anche quello di intervenire tempestivamente in caso di incidente. Infatti, nel momento in cui avviene un sinistro, gli ausiliari sono i primi che accorrono sul posto (ancor prima delle forze dell’ordine e degli eventuali servizi di soccorso medico), allo scopo di “mettere in sicurezza” la circolazione, rimuovendo ad esempio eventuali detriti dalla sede stradale o collocando la segnaletica di pericolo. E questo, ovviamente, avviene senza preavviso, in qualsiasi condizione meteo ed in presenza del normale traffico stradale o autostradale, con veicoli di ogni massa che sopravvengono ad alta velocità (ed ignari della situazione), mettendo potenzialmente a rischio l’incolumità degli stessi operatori.
Norme, procedure e formazione
Gli esempi che ho portato sono diversi, ma è possibile individuare dei tratti comuni. E comune è anche la “cornice normativa”, costituita, nella sostanza, da due fondamentali e conosciuti testi di legge e da una normativa specifica e di raccordo:
- Il D. Lgs. 285/1992, “Codice della Strada”;
- Il D.lgs. 81/2008 “Testo Unico per la salute e la sicurezza dei lavoratori”;
- Il D.M. 22/01/2019 “Criteri generali di sicurezza relativi alle procedure di revisione, integrazione e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare”.
Per ridurre il rischio, il mio consiglio ai responsabili della sicurezza delle organizzazioni interessate è di intervenire con una visione a 360°, e comunque considerando come minimo quanto segue:
- gli aspetti organizzativi (es. definizione di procedure, istruzioni, ecc.);
- la competenza dei lavoratori, con attività specifiche di addestramento e formazione;
- l’adeguatezza dei veicoli e delle attrezzature utilizzate;
- il coinvolgimento delle “parti interessate” (nel caso dell’area mercatale, mi riferisco ad esempio ai Vigili Urbani).
È importante sottolineare che, dal punto di vista della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, le situazioni di rischio e le corrispondenti misure di prevenzione e protezione devono essere ben identificate dai responsabili aziendali della sicurezza (RSPP ed HSE manager), e devono essere anche ben evidenti nel documento di valutazione dei rischi. A tale scopo, le organizzazioni più strutturate (e più attente) approfondiscono il tema redigendo una specifica valutazione del rischio stradale sul lavoro.
Conclusioni
Quando si parla di incidenti stradali si tende spesso a pensare solo agli eventi che coinvolgono le persone a bordo di un’auto o comunque di un mezzo a motore, ma un gran numero di vittime si trovavano su strada a piedi perché ci lavoravano. E che peraltro, proprio perché a piedi, erano più vulnerabili.
Come vi ho raccontato negli esempi riportati, le situazioni possono essere molto diverse, e non è facile dare una linea guida univoca con riferimento ai comportamenti da tenere (mi rivolgo in questo caso agli RSPP ed ai responsabili della sicurezza sul lavoro delle varie organizzazioni). Le norme ci sono, e ci aiutano (compreso il D.M. 22/01/2019), e vanno studiate ed applicate al proprio caso con accuratezza e raziocinio.
Ma, in ogni caso, trovo fondamentale che a tutti i livelli di ogni organizzazione debba maturare una solida “cultura della sicurezza”, per aiutare le persone a comportarsi in modo attento come conseguenza della consapevolezza di un rischio, ancor prima che per l’adempimento ad un obbligo (adempimento il cui rispetto è comunque necessario).
E, naturalmente, la stessa cosa vale anche per ognuno di noi, quando ci troviamo per strada.
Per approfondire: