La progettazione e l’implementazione dei piani di viabilità aziendale per piazzali, stabilimenti e magazzini è di fondamentale importanza per ridurre il rischio sul lavoro. Quali sono gli obblighi per le vie di circolazione? Che larghezza devono avere i percorsi a senso unico? Come devono essere segnalati eventuali ostacoli nella viabilità?
Premessa
La viabilità interna rappresenta un aspetto fondamentale della sicurezza nei luoghi di lavoro, specialmente quando si parla di aziende con un traffico promiscuo di mezzi e persone. Come evidenziato in diverse sentenze giurisprudenziali, gli investimenti in piani di viabilità interna possono fare la differenza in termini di prevenzione degli infortuni sul lavoro. In questo articolo su PuntoSicuro.it si sottolinea come il piazzale aziendale rappresenti una zona a rischio, dove è fondamentale adottare misure di sicurezza preventive per garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. In questo contesto, è importante approfondire l’importanza dei piani di viabilità interna e delle misure di sicurezza da adottare per evitare infortuni sul lavoro.

La complessità dei siti industriali e produttivi rende quindi particolarmente importante la corretta gestione dei flussi veicolari interni, composti sia da mezzi di servizio (come i carrelli elevatori) che da veicoli esterni, che accedono quotidianamente al sito per il carico e lo scarico di materie prime, prodotti, reagenti, ecc. A questi si aggiungono poi i veicoli dei dipendenti e dei visitatori che hanno la possibilità di accedere agli spazi interni del sito in questione.
Con questo post mi rivolgo a tutte le realtà produttive che si riconoscono in questa situazione.
La viabilità interna ai siti aziendali
La gestione in efficienza ed in sicurezza dei flussi interni richiede un livello di approfondimento specifico. Lo scopo è analizzare le criticità presenti ed individuare le possibili soluzioni per la riduzione dei rischi per i lavoratori, con interventi che vanno al di là della “semplice” rispondenza alle disposizioni di legge ed alla conformità richiesta per impianti ed attrezzature.
Ad esempio, gli infortuni (anche mortali) che avvengono durante le operazioni di carico e scarico delle merci sono purtroppo frequenti, e tipicamente coinvolgono anche persone non appartenenti al luogo in cui accadono (come accade ad esempio nel caso dei trasportatori). Spesso queste circostanze non sono ben chiare ed evidenti ai datori di lavoro ed ai responsabili della sicurezza, e capita ad esempio non predisporre adeguatamente i documenti di valutazione del rischio da interferenza (DUVRI). Per non parlare di delimitazione degli spazi di lavoro, autorizzazione ad accessi ed operazioni, definizione di procedure di lavoro, ecc. Ma le conseguenze possono essere molto gravi, sia per i malcapitati che per i datori di lavoro.
Il Testo Unico per la Salute e Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/08) tratta la questione nel Titolo II (Luoghi di lavoro) e nel corrispondente Allegato IV (Requisiti dei luoghi di lavoro), definendo requisiti relativi a vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi, ma solo a livello di indicazioni generali, con poche misure “specifiche” da seguire. Gli RSPP aziendali alle prese con la messa in sicurezza di layout e percorsi interni necessitano quindi spesso di ulteriori approfondimenti.
Per un corretto approccio alla progettazione, innanzitutto occorre considerare che, trattandosi di zone interne ad aree produttive, e non di rete stradale aperta al pubblico, non vige in esse il Codice della Strada. Tuttavia, suggerisco come buona prassi, in luoghi di questo tipo, di adottare “norme” di circolazione e segnaletica analoghe a quelle vigenti sulle strade pubbliche (es. per passaggi pedonali, zone di rispetto, ecc.). Questo consente infatti di rendere facilmente riconoscibili le regole di movimento all’interno del sito e di ridurre il disorientamento a cui possono essere eventualmente soggetti i conducenti dei mezzi esterni che vi accedono.
In ogni caso, occorre effettuare una progettazione specifica per dare risposta a tali esigenze.
Con riferimento alla progettazione della viabilità aziendale, assisto le aziende clienti nelle fasi di analisi del sito ed identificazione delle criticità, passando poi alla progettazione della viabilità interna, alla definizione della segnaletica orizzontale e verticale, alla progettazione di interventi per la riduzione del rischio nei punti più critici, per finire con le proposte migliorative generali per l’aumento della sicurezza. È utile segnalare che tale attività, per le aziende che la implementano, costituisce, ai sensi del D. Lgs 81/2008, una valutazione specifica del “rischio da circolazione interna dei veicoli” relativamente alla sede aziendale. E, analogamente, l’insieme degli interventi migliorativi così definiti può essere visto come il “Piano delle Misure di Adeguamento” relativo al rischio in questione.
Ho avuto modo di condurre tale attività per realtà di vari settori: grande distribuzione organizzata, logistica, manifatturiero, ecc., fino ad impianti industriali di grandi dimensioni e di particolare complessità come le distillerie. Le situazioni sono tante e diverse, e per ognuna va progettata una soluzione specifica, pur avendo a disposizione una “cassetta degli attrezzi” ben conosciuta da tutti gli addetti ai lavori (regole, segnaletica, dispositivi, ecc.).
Un esempio di problematica da affrontare
Allo scopo di dare un’idea della dimensione pratica della questione, riporto di seguito uno dei tanti quesiti che mi sono stati posti sulla materia, a cui ho dato risposta.
Nella nostra azienda, per la tipologia di prodotto, legato a singole commesse e non a “produzione per magazzino”, abbiamo difficoltà a definire zone di passaggio pedonali e per i carrelli elevatori. È possibile considerare tutta l’azienda come “zona mista” e dotare sia i mezzi che il personale di dispositivi che riducano il rischio di investimento? Se sì, quali dispositivi si possono utilizzare?
La risposta alla domanda è affermativa: in effetti, esistono varie situazioni in cui la circolazione e la presenza di mezzi e persone è totalmente promiscua. Mi rivolgo a chi è alle prese con questo tipo di problemi: quando ci sono pochi (o nulli) margini di intervento sul layout, cercate di potenziare gli aspetti di tipo comportamentale e procedurale, avvalendovi magari di dispositivi aggiuntivi.
Spetta qui soprattutto al RSPP (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) aziendale, di concerto con il Datore di Lavoro e con i lavoratori coinvolti, individuare le migliori soluzioni. Lo scopo è naturalmente rendere i soggetti “interferenti” (ad esempio carrelli elevatori ed operatori a piedi) reciprocamente consapevoli, in ogni momento, della presenza e dei movimenti di chi c’è nei paraggi. Ben venga quindi l’uso di dispositivi che favoriscono la percezione “sensoriale” di tale presenza e di tali movimenti (dispositivi ottici, acustici, con bluetooth, ecc.), e, parallelamente, la rimozione di eventuali impedimenti a tale percezione (es. vietare l’uso di auricolari per l’ascolto della musica nelle situazioni in questione).
Le soluzioni possono essere tante e diverse, e vanno studiate in base al layout aziendale, alle modalità organizzative, al rischio valutato ed al budget che si vuole investire. Sulla materia esiste ampia documentazione in merito (redatta negli anni a cura di INAIL, delle ASL, ecc.), di cui consiglio la consultazione al fine di individuare caso per caso le soluzioni più adeguate. Senza trascurare naturalmente anche le migliori risorse “internazionali”, ed in primis il sito dello Health and Safety Executive (HSE – UK).
I rischi ai sensi del D.Lgs 231/2001
Capita inoltre talvolta di leggere notizie in merito ad aziende che, a seguito degli accertamenti scaturiti da un infortunio, ricevono una contestazione ai sensi del D.Lgs. 231/2001 a causa della “mancata predisposizione di una viabilità sicura nel piazzale esterno”. Mi permetto di dare dei suggerimenti a Datori di Lavoro, RSPP ed HSE manager di aziende con veicoli circolanti nei piazzali.
Non basta disegnare a terra qualche striscia “a buon senso” per delimitare le corsie veicolari o indicare gli attraversamenti pedonali (per quanto sia il minimo sindacale). Questo può magari disinnescare il rischio di una contestazione ai sensi del Decreto 231, ma influisce poco sulla probabilità di accadimento di un infortunio.
Occorre invece condurre uno studio in modo appropriato, attraverso un vero e proprio audit specialistico che riguardi:
- le misure organizzative in essere (procedure, istruzioni, informative, ecc.);
- le tecnologie anti-collisione eventualmente già presenti;
- la specifica situazione nelle diverse aree della viabilità interna.
A seguito delle risultanze di tali verifiche si valuterà poi come intervenire per ognuno dei punti indicati, lavorando quindi sull’adeguamento delle misure organizzative, sull’implementazione delle tecnologie più adatte e sulla messa in sicurezza dei punti critici della viabilità interna.
A proposito di quest’ultimo punto, sottolineo che nei casi più complessi non ci si limita solo alla definizione ed implementazione di misure “puntuali” (es. segnaletica a terra, barriere di protezione, ecc.), ma si può intervenire a livello più ampio, con un vero e proprio progetto di ridefinizione degli schemi interni di circolazione dei veicoli. Progetto che segue diversi criteri, tra cui ad esempio: la riduzione delle percorrenze dei mezzi pesanti all’interno del sito, l’eliminazione (per quanto possibile) delle manovre di retromarcia, la riallocazione di aree particolari (es. isole ecologiche, zone di stoccaggio, ecc.). Parlo di interventi che possono essere molto efficaci nel caso di ampi spazi esterni in cui si effettua lo stoccaggio di materie prime o prodotti finiti di qualsiasi tipologia, e dove le vie di circolazione sono sostanzialmente “ricavate” tra i corridoi del materiale stoccato.
Conclusioni
La corretta definizione di percorsi interni alle aziende, ed in generale del migliore layout da realizzare (sia in piazzale che nelle aree chiuse) è da sempre un elemento fondamentale da considerare per garantire efficienza e funzionalità ai processi aziendali, oltre che per garantire situazioni di sicurezza per i lavoratori.
Uno studio completo per la riprogettazione della viabilità interna, nei casi più complessi, può durare diversi mesi, ma i benefici sono evidenti sia per la sicurezza delle persone che per l’efficienza dei processi, con una importante riduzione di tempi e costi.
Comprendo la prudenza di molte aziende rispetto ad un lavoro impegnativo come quello descritto, ma ricordo i rischi a cui si va incontro in caso di inadempienza. E comunque, si può sempre lavorare per passi successivi: quantomeno, iniziate dalla fase di audit, e poi si valuterà cosa fare!
Per i responsabili aziendali interessati al tema in oggetto: contattatemi pure per eventuali confronti o richieste di parere tecnico.