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Bologna: una città dove la mobilità urbana funziona. Ecco perché.

Ci vivo ormai da tanti anni, ma questa sensazione l’ho avuta fin da subito. Ed il tempo l’ha confermata pienamente.

Bologna è una città davvero vivibile, e molto più di tante altre aventi grandezza e conformazione simili.

E un tassello fondamentale della vivibilità della città è dato dalla buona gestione della mobilità e del traffico.


Per chi non conosce la città, ma anche per chi la conosce (e magari la critica, anche a ragione, senza però avere idea di cosa succede altrove), racconto in breve perché la mobilità, a Bologna, funziona bene (e funzionerà ancora meglio, secondo quanto previsto nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile 2020-2030).


Una iniziativa interessante…

Qualche mese fa è stato lanciato a Bologna il progetto Pollicino, un’iniziativa innovativa dell’Osservatorio nazionale sharing mobility. Per 2 settimane, i residenti potranno prendere parte alla prima fase del progetto, realizzato per osservare e analizzare la mobilità del presente, contribuendo così a costruire nel futuro soluzioni più efficienti e con minori impatti ambientali. Il tutto grazie all’app IoPollicino e alla collaborazione attiva di un campione di cittadini che condividono volontariamente e in forma anonima i dati sui propri spostamenti, con una nuova consapevolezza sul ruolo dei dati e sul loro sfruttamento non commerciale, dedicato solo a finalità sociali e ambientali.

Questo nuovo tipo d’indagine prende il nome di “Future Mobility Survey” per la sua capacità di arricchire la pianificazione della mobilità del futuro. Attraverso questo metodo, non solo è possibile raccogliere grandi basi di dati, ma si favorisce anche il processo di costruzione della conoscenza, partendo proprio dall’esperienza diretta dei cittadini. Il Progetto Pollicino rappresenta infatti un’iniziativa di “citizen science”, vale a dire la raccolta di dati relativi a un fenomeno di rilevanza per la collettività da parte del pubblico stesso che partecipa a un progetto collaborativo.

Bologna è la prima città italiana dove verrà condotta la sperimentazione, con l’obiettivo di perfezionare gli strumenti utilizzati e mettere a punto un metodo di indagine e un modello di collaborazione che possano essere replicati in futuro, anche in altre realtà territoriali. Terminata la prima fase dedicata alla raccolta dei dati, inizierà infatti la fase di analisi che condurrà alla pubblicazione di un rapporto con i risultati del progetto. Ora: tutto quanto sopra l’ho ripreso pari pari dalla notizia pubblicata sul sito del Comune di Bologna. Mi complimento con i promotori e con gli ideatori: si tratta a mio parere di una iniziativa bella e indovinata, sia per il coinvolgimento delle persone che per gli sviluppi che si possono avere a livello di dati e informazioni sulla mobilità.

Trasporto pubblico: frequente, rapido, moderno.

Il servizio di trasporto pubblico locale è molto frequente, e consente di muoversi in tutta la città in modo rapido. Perché funziona bene?

  • per le tante corsie preferenziali (anche esterne al centro storico), dotate di relativi dispositivi di controllo e sanzionamento degli accessi irregolari;
  • per lo studio accurato dei percorsi dei mezzi, percorsi che presentano sviluppi quasi lineari, con un limitato numero di manovre di svolta (aspetto che, se trascurato, allunga enormemente I tempi di percorrenza a causa delle manovre agli incroci, oltre che rallentare il traffico tutto);
  • per la frequenza e la copertura delle fasce orarie, che consente anche a chi vuole trascorrere una serata in centro di poter tornare a casa a tarda sera;
  • per l’ottima gestione degli interscambi con i servizi suburbani e la conseguente ottima copertura di tutti i quartieri periferici e dei comuni limitrofi;
  • per la studiata gestione del servizio nei giorni festivi, con la riorganizzazione dello stesso per consentire la pedonalizzazione della zona centrale ma senza penalizzare frequenze ed accessibilità;
  • per la gratuità del servizio garantita agli studenti;
  • infine, ma non da trascurare, per lo stato ed il comfort dei mezzi, soggetti a frequente rinnovo.

In questo quadro, è stato utile, per la città, accantonare negli anni passati una vecchia idea di realizzare una metropolitana sotterranea, di certo poco utile e molto impattante per la città stessa, non avente le dimensioni minime (1 milione di abitanti almeno) per giustificarne l’esigenza. L’importante, per città di questa tipologia, è che i mezzi in superficie si possano muovere veloci (autobus, filobus o tram che siano), con percorsi lineari e dedicati.

Mobilità ciclabile: facile, sicura, “partecipata”.

Insieme all’ottimo trasporto pubblico, le buone condizioni per la ciclabilità che la città offre costituiscono motivo per molti di muoversi senza usare l’auto, rendendo la città vivibile e “gestibile”. Molti gli aspetti di rilievo:

  • una buona e crescente rete di piste ciclabili ed una rete stradale sempre più sicura (con l’esempio di eccellenza della “tangenziale delle biciclette” lungo i viali di circonvallazione del centro storico, in cui chi si muove in bicicletta trova corsie dedicate e cicli semaforici specifici, coordinati con quelli pedonali ed automobilistici);
  • il servizio di bike sharing, tra i più utilizzati a livello nazionale;
  • un programma di contributi economici per l’acquisto di biciclette o cargo-bike a pedalata assistita;
  • un dialogo molto costruttivo tra l’amministrazione e le associazioni,
  • una progettualità partecipata ed articolata, culminata nel recente inserimento del progetto Biciplan (piano cittadino per la mobilità ciclabile) all’interno del PUMS.

Un problema serio però esiste: il grande numero di furti di biciclette in strada ed il conseguente mercato delle bici rubate, cose, a cui però da tempo si cerca di porre rimedio con vari sistemi (come la marchiatura gratuita delle bici e le campagne “sociali” di biasimo verso gli acquisti a buon mercato di bici rubate). In ogni caso, un buon catenaccio aiuta sempre a dormire più tranquilli.

Mobilità automobilistica: ben gestita, con spazi e tempi assegnati in modo competente.

Il traffico automobilistico è gestito qui in modo attento. A differenza che in altri luoghi, gli spazi di strade e piazze non sono integralmente impegnati per la circolazione e la sosta delle auto. Questo comporta una ovvia “limitazione” dell’accessibilità automobilistica al centro cittadino, che è tuttavia comunque garantita per i residenti e consentita anche per i non residenti, anche grazie alla buona presenza di parcheggi in zone centrali o semi-centrali.

Nel centro storico vige una Zona a Traffico Limitato, con sistema di sorveglianza degli accessi e sanzionamento delle infrazioni. In tutta la città la sede stradale è spesso ripartita tra corsie automobilistiche, piste ciclabili e corsie preferenziali (a servizio non solo degli autobus, ma anche dei taxi, dei veicoli di noleggio con conducente e delle auto del car sharing), ed il sistema già citato di controllo e sanzionamento delle corsie preferenziali fa sì che queste non siano invase da automobilisti indisciplinati, consentendo agli autorizzati di percorrerle rapidamente.

A questo si aggiunge uno schema di circolazione ben studiato, che consente, anche nelle ore di punta, di limitare i fenomeni di congestione (comunque presenti) sia in termini di estensione che in termini di durata.

Mobilità pedonale: diffusa, e piacevole, con l’eccellenza dei T-Days.

Muoversi a piedi a Bologna è più piacevole e sicuro che altrove. Molte delle zone centrali sono ad esclusiva circolazione pedonale, in modo permanente o periodico (es. nei giorni festivi e prefestivi), consentendo un notevole afflusso di persone. È stata molto significativa l’esperienza relativa alla pedonalizzazione integrale della zona centrale nel fine settimana (i cosiddetti “T-Days”), una realtà ormai consolidata da diversi anni. Perfino molti commercianti del centro storico, ostili in un primo momento all’iniziativa, sono ora estremamente soddisfatti della cosa, visto l’enorme afflusso di persone che si verifica nei fine settimana di ogni periodo dell’anno.

Per il resto, una attenta pianificazione urbanistica (avvenuta negli anni passati, ma della quale si percepisce adesso in modo pieno la validità) ed una attenta gestione del traffico (con interventi di moderazione, zone 30, ecc.) hanno consentito di raggiungere buoni livelli di sicurezza. Non si è ancora giunti all’obiettivo di zero incidenti, ma la strada tracciata è quella giusta.

I servizi accessori: dal taxi al car sharing.

A complemento di quanto sopra, segnalo anche i servizi di car sharing. Qui a Bologna venne istituito uno dei primi servizi operanti in Italia ormai molti anni fa, con auto ben distribuite nella città ed agevolazioni tariffarie importanti (come l’abbonamento gratuito al servizio per chi è abbonato al trasporto pubblico urbano). Oggi i servizi sono di nuova generazione e, come peraltro avviene in diverse altre città, fanno uso di auto elettriche.

Aggiungendo a questo la buona disponibilità di taxi (in centro e fuori città), diventa chiaro come chi non vuole (o non può) muoversi in città con l’auto propria trova diverse e valide alternative, tra cui scegliere quella volta per volta migliore.

La ricerca della condivisione e della partecipazione.

Il contorno di tutto questo è dato dal modo con cui i cittadini sono coinvolti e sono resi informati (quando non addirittura partecipi) delle scelte e delle motivazioni alla base delle stesse. E richiamo anche iniziative “piccole” ma comunque importanti per il coinvolgimento delle persone, come il già citato supporto dato alle tante associazioni locali, che ha consentito e consente l’organizzazione di tanti momenti di incontro e condivisione con i cittadini sui temi della mobilità urbana (cito in proposito un paio di esperienze dirette, relative a miei interventi tenuti durante la Settimana Europea della Mobilità o in occasione del progetto “Discovery Zone 30“).

E, non ultimo per importanza, richiamo il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, anche questo studiato e progettato favorendo ampia partecipazione da parte dei cittadini. Peraltro, si è avuta l’accortezza di approvare il PUMS di Bologna come “piano urbanistico”, dandogli quindi automaticamente forza di “variante” e rendendolo di conseguenza strumento di attuazione certa, e non destinato a restare chiuso in un cassetto (o sepolto in un server). Il PUMS di Bologna, peraltro, è stato il primo approvato in Italia con estensione all’intera area metropolitana del capoluogo (cioè con riferimento all’intero territorio “provinciale”).

Il dibattito sul Passante autostradale

Non mancano tuttavia aspetti critici e fonti di preoccupazioni, come ad esempio la questione relativa al potenziamento dell’asse tangenziale-autostrada che ha portato negli ultimi mesi all’idea del “”Passante di mezzo“. Tale potenziamento, che intende dare risposta ai livelli di congestione che nelle ore di punta si registrano sull’asse tangenziale, rientra in un quadro trasportistico e territoriale molto più ampio della sola area comunale, dovendo tenere in conto anche gli effetti sulla mobilità dell’area vasta metropolitana. Il progetto a cui si è arrivati ha comunque consentito di accantonare una alternativa infrastrutturale molto pesante per l’area circostante (il “Passante Nord”), portando alla definizione di una soluzione meno costosa, meno impattante e più rapida da realizzare.

Conclusioni

Quanto brevemente descritto fa emergere un quadro complessivo dato da una buona accessibilità generale, concessa – cosa di fondamentale importanza – attraverso più modalità di trasporto. Come spesso metto in evidenza, nelle nostre città lo spazio è poco, e bisogna gestirlo in modo intelligente per evitare che le persone entrino in reciproca competizione per avvalersene, e semplicemente per poter esercitare il loro sacrosanto diritto a muoversi nei tempi e nei modi che preferiscono.

Qui a Bologna questo approccio pare essere seguito con molta accuratezza. Ricordo, a questo proposito, il primo premio per la European Mobility Week del 2011, vinto dalla città.

È importante in ogni caso tener presente che la città non è per niente ferma sulle posizioni raggiunte, ma è anzi estremamente dinamica. Pur avendola conosciuta (all’inizio degli anni 2000) e averla apprezzata da subito, l’ho vista migliorare tanto con il passare del tempo, fino a raggiungere lo stato attuale.

L’ottimo lavoro fatto per la mobilità negli ultimi anni ha portato la città all’alto livello a cui si trova. Occorre auspicare che nel prossimo futuro si prosegua con decisione seguendo il percorso tracciato.