
Nel mese di settembre 2022 ho avuto l’onore ed il piacere di partecipare ad una tavola rotonda nell’ambito di una giornata di studio organizzata dalla Commissione Traffico e Circolazione dell’Automobile Club Bari-BAT. Molti i temi portati dai vari altri relatori (con un punto di vista inevitabilmente “auto-centrico”) all’attenzione della platea, tra i quali:
- l’elettrificazione della mobilità, con tutte le sue criticità (costo dei veicoli, rete di ricarica, l’impatto di produzione e smaltimento delle batterie, rischio di ricadute occupazionali su un indotto costruito per un contesto ormai superato, ecc.);
- le problematiche (quanto mai attuali) legate alle fonti di approvvigionamento energetico;
- la necessità di intervenire in modo adeguato ed efficace nella gestione della rete stradale urbana (con particolare attenzione alle regole di uso della rete);
- l’urgenza di effettuare interventi di riqualificazione urbana che distribuiscano lo spazio in modo più corretto, per restituire alla città ed alle persone spazi adeguati di movimento ed incontro.
Le problematiche esposte mi hanno trovato quasi sempre d’accordo, ma le soluzioni (o le prospettive) indicate mi sono sembrate spesso troppo “difensive” o rinunciatarie.
In risposta, ho voluto far presente come, a mio parere, la stella polare di tutto deve essere la decarbonizzazione di tutti i processi produttivi, siano questi legati alla mobilità o meno. E, per quanto riguarda la mobilità, occorre lavorare su ambiti molto diversi, relativi non solo al mondo delle auto ma in generale a tutto quello che è collegato ai nostri spostamenti.
Ripeto inoltre sempre a tutti che la mobilità delle persone costituisce un diritto, oltre che una necessità (sia questa legata al lavoro, alla scuola, allo svago, alla socialità, ecc.), e che quindi il lavoro di noi tecnici deve essere orientato non a limitare la mobilità stessa, ma a minimizzare i suoi impatti negativi (sul clima, sull’incolumità delle persone, sulla socialità, ecc.). Sta poi ai politici far tesoro del nostro lavoro e dei nostri studi, visto che le soluzioni sono tante, conosciute e collaudate.
Nota a margine: durante lo svolgimento dei vari interventi, provenivano dall’esterno le voci ed i cori dei ragazzi di Fridays For Future, che manifestavano per rendere tutti consapevoli della gravità dell’impatto umano sul clima e per lavorare per ridurlo in modo rapido e deciso. Con il cuore ero con loro. E, pur trovandomi in un contesto fortemente istituzionale ed usando altri modi e termini, sentivo di lavorare per lo stesso obiettivo comune.
Siamo tutti allenatori di calcio… o no?
Io non sono un allenatore di calcio, ma quando guardo una partita mi comporto come se lo fossi. Mi viene da criticare ogni scelta tattica ed ogni sostituzione, pensando che io, al posto del tecnico di turno, farei di meglio. Ma, naturalmente, non ho alcun titolo per pensarlo davvero, e tutto alla fine si riduce a chiacchiere da bar.
In Italia siamo in 60 milioni di commissari tecnici e allenatori di calcio, e siamo anche in 60 milioni (sempre noi tutti, gli stessi di prima) di ingegneri e di esperti di mobilità e trasporti. Ma, in realtà, pur avendo il diritto di giudicare e criticare i risultati di una certa iniziativa, nessuno di noi, se è una persona seria, si può ergere ad esperto di un settore non suo. E non solo nel mondo del calcio.
Non ci si improvvisa ingegneri o esperti di sicurezza dei trasporti.
Mi riferisco a quanto si legge e si ascolta in occasioni come queste, specie le più eclatanti (come quelle che hanno interessato tempo fa la rete autostradale in Italia: l’esplosione dell’autocisterna di GPL a Bologna ed il crollo del viadotto di Genova). In tali situazioni ho sentito chiunque elargire giudizi, fornire spiegazioni, dare soluzioni. Mi sta bene che anche i non esperti diano sfogo alla loro creatività ed alle loro idee: possono aiutare a trovare nuove e più efficienti soluzioni ai problemi. Ma non va bene che lo facciano semplicemente accodandosi alla massa dei retweet senza approfondire un minimo le situazioni di cui si parla. Situazioni complesse, che richiedono interventi altrettanto complessi.
Il tema è legato alla gestione di infrastrutture di trasporto imponenti, su cui viaggiano milioni di persone e che attraversano aree urbane, si intrecciano con altre infrastrutture (trasportistiche, energetiche, ecc.) e interagiscono con il territorio (attraversando fiumi, colline, ecc.) e con le persone che lo vivono. Infrastrutture critiche, che vanno progettate con criterio, realizzate con accuratezza e gestite con estrema cautela e con la massima attenzione. E le cui caratteristiche (in termini di opportunità, urgenza e modalità di realizzazione) vanno necessariamente definite in accordo alle peculiarità del territorio circostante (è quella che, quando si fa, si chiama pianificazione urbanistica e territoriale). Con soluzioni che spesso non sono quelle ideali, ma sono magari le migliori possibili per un certo momento e per un certo contesto.
E d’altra parte, occorre anche riconoscere che alcuni interventi, pur se ideati da tecnici del settore, possono essere “sbagliati”.
Esistono svariati casi in cui alcuni “interventi” (che si tratti di opere di ingegneria o di sistemi di gestione), pur se progettati da esperti e tecnici del settore, sono perfettamente inutili per risolvere un problema, o magari portano più danni che benefici, o ancora sono semplicemente non sicuri (e gli esempi non ci mancano davvero). Ed in tal caso, se qualcosa non convince, è anche giusto, da parte dei cittadini, protestare (civilmente, of course) per approfondire la questione. Ma, ancora una volta, per poter sostenere che una qualsiasi opera possa risultare inutile o dannosa, occorre il supporto di chi ha la specifica competenza nel settore. Esistono opere utili ed opere inutili, e bisogna cercare di aumentare il più possibile le prime ed evitare invece di sprecare soldi dove non occorre. E per far questo vanno ordinate, eseguite e discusse accurate analisi costi – benefici (altro tema sul quale ognuno si sente in diritto di parlarne come se fosse un esperto del settore…)
E quindi?
E quindi: ai cittadini (quelli seri), spetta “sollevare il problema”. Ai tecnici (quelli competenti), spetta trovare le soluzioni migliori. Ed ai politici (quelli onesti), spetta trovare i soldi. E la volontà di risolvere i problemi veri delle persone.
E mi rivolgo allora direttamente a chiunque stia leggendo questa pagina:
Sei un cittadino? Hai tutto il diritto (e direi anche il dovere) di far presente i problemi che incontri durante i tuoi spostamenti, senza dare per scontato che le misure già in essere siano sbagliate, ma pretendendo comunque dai tuoi amministratori di ottenere attenzione e risposte alle tue osservazioni.
Sei un “tecnico”? Devi trovare le soluzioni ai problemi che ci sono, con onestà e competenza reali e riconosciute, ed avere anche la fermezza di bocciare progetti sbagliati, inefficaci, non economici o addirittura non sicuri: non tutto ha senso di essere costruito o realizzato.
Sei un politico? Devi ascoltare i cittadini, farti carico dei loro problemi (sei pagato per questo!) ed incaricare i tecnici (quelli bravi e seri) di trovare le soluzioni migliori. E soprattutto, devi trovare le risorse economiche necessarie e la volontà di procedere concretamente, senza accumulare ritardi e regalare promesse non mantenute.
E solo così, alla fine di tutto, durante le partite della nazionale di calcio, potremo serenamente riprendere a spacciarci tutti per esperti commissari tecnici… al massimo si litigherà per capire a chi attribuire le colpe di una sconfitta, ma non quelle di una tragedia avvenuta sulla strada.