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Il bike-to-work, gli indennizzi INAIL ed i piani spostamento casa-lavoro. Consigli ai mobility manager!

Definizione di bike-to-work. Copertura assicurativa degli infortuni in bicicletta in itinere. La scelta tra adesione a programmi esistenti o implementazione da zero. La bella variante sul tema di Pin Bike per aiutare l’economia locale.


Premessa

Come appassionato di tematiche ambientali e sostenibilità, ho sempre cercato di integrare nel mio lavoro pratiche che rispecchiano questi valori. È in questo contesto che ho studiato il tema del bike-to-work, una soluzione che non solo risponde alle crescenti esigenze di ottimizzare la mobilità urbana, ma si rivela anche un’abitudine ecologica e salutare. Con questo post, voglio condividere con voi la mia visione e le riflessioni sul valore del bike-to-work, come facile misura da implementare, tra le tante, nell’ambito dei Piani Spostamento Casa-Lavoro (PSCL).

Cosa è il bike-to-work?

Con l’espressione “bike-to-work” si identificano iniziative con cui si riconosce, a chi usa la bicicletta per fare il proprio spostamento casa-lavoro, una somma economica proporzionale alla distanza percorsa. La somma può essere erogata da una azienda (nell’ambito delle iniziative del proprio PSCL), da un ente pubblico che vuole promuovere la mobilità ciclabile (es. Comuni, Regioni, ecc.) o da altra organizzazione. I valori canonici sono di 0,20 euro per ogni kilometro fatto in bicicletta negli spostamenti casa-lavoro, con un massimo mensile di 50 euro. Probabilmente queste somme non sempre sono sufficienti a far propendere la scelta verso l’uso della bici per motivi puramente monetari; tuttavia, la misura è significativa in quanto riconosce a chi si muove in bicicletta un valore positivo dal punto di vista sociale ed ambientale, visto che non genera sostanze inquinanti o gas serra.

Questa misura si sposa peraltro perfettamente anche con l’attività dei mobility manager, che redigendo ed implementando i PSCL hanno proprio lo scopo di ridurre gli effetti ambientali nocivi derivanti dalla mobilità in itinere dei dipendenti. Ricordo infatti come il provvedimento di legge istitutivo di tale figura sia stato emanato proprio con tale obiettivo, e come quindi la riduzione degli spostamenti motorizzati individuali per l’itinere (con car pooling, trasporto pubblico o – meglio ancora – spostamenti in bicicletta) sia il naturale approccio delle misure contenute nei Piani Spostamento Casa-Lavoro.

E ritengo inoltre utile che le aziende sappiano anche quanto segue.

L’infortunio in bicicletta è coperto dall’INAIL?

L’infortunio in bicicletta può essere coperto dall’INAIL, in particolare quando si verifica in itinere, ovvero durante il tragitto casa-lavoro o lavoro-casa. Chi riveste il ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) per le aziende, ai sensi del Testo Unico per la Salute e Sicurezza dei Lavoratori (D. Lgs. 81/2008), è bene che ne sia pienamente consapevole. In particolare:

  • L’art. 5 comma 5 della L. 221/2015, intervenendo sull’art. 210 del T.U. n. 1124/1965, ha espressamente previsto che debba considerassi sempre necessitato l’utilizzo della bicicletta come mezzo privato per il raggiungimento del posto di lavoro, in considerazione dei positivi riflessi ambientali connessi all’uso di una mobilità sostenibile.
  • La Circolare INAIL n. 14 del 25/03/2016 (qui il pdf) specifica che “a prescindere dal tratto stradale in cui l’evento si verifica, l’infortunio in itinere occorso a bordo di un velocipede deve essere, al ricorrere di tutti i presupposti stabiliti dalla legge per la generalità degli infortuni in itinere, sempre ammesso all’indennizzo”.
  • La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21516 del 31 agosto 2018, ha chiarito che l’assicurazione INAIL opera anche nel caso di utilizzo del mezzo di trasporto privato, come la bicicletta. La Cassazione, richiamando anche il D.lgs. 221/2015, ha infatti riconosciuto come l’utilizzo della bicicletta nel caso in questione dovesse sicuramente essere considerato un “utilizzo necessitato” stante l’assenza di mezzi pubblici nel tragitto casa-lavoro e l’impossibilità di percorrere a piedi il tratto in questione, anche a tutela della salute e della integrità psicofisica del lavoratore.

Bike to work: aderire ad un programma esistente o organizzarne uno?

Per le aziende, aderire a programmi di “Bike to Work” già avviati può rappresentare un’opportunità significativa per promuovere la mobilità sostenibile e il benessere dei dipendenti. La mia esperienza con il programma dell’Emilia-Romagna mi ha confermato come l’adesione ad iniziative avviate dalle Pubbliche Amministrazioni possa facilitare l’adozione di pratiche virtuose e l’accesso a risorse e supporto esterni.

Tuttavia, in assenza di programmi esistenti, le aziende possono procedere in autonomia, sfruttando la semplicità organizzativa di tali iniziative. La gestione può avvenire attraverso strumenti digitali come app e piattaforme web (non sto qui ad elencarle, ce ne sono diverse), che consentono di monitorare gli spostamenti e di erogare incentivi direttamente in busta paga. Questo approccio non solo favorisce la salute e il benessere dei lavoratori, ma contribuisce anche a migliorare l’ambiente e a ridurre l’impronta carbonica dell’azienda, allineandosi con le crescenti aspettative di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa.

Pin-bike: come il bike-to-work aiuta i lavoratori e l’economia locale.

Ho piacere di segnalare una variazione sul tema molto, molto interessante.

Pin Bike è un progetto innovativo che promuove la mobilità sostenibile attraverso l’uso della bicicletta. Il progetto, nato nel 2018, ha come obiettivo quello di incentivare l’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani, come ad esempio il tragitto casa-lavoro, noto come “bike to work”. Il sistema Pin Bike funziona attraverso un sistema di monitoraggio e certificazione degli spostamenti in bicicletta. Questo sistema è attualmente utilizzato in diverse città italiane ed europee.

Il funzionamento di Pin Bike è semplice: più si pedala, più si viene premiati. I ciclisti ricevono un buono economico per ogni chilometro percorso in bicicletta, che può essere speso esclusivamente nelle attività commerciali della città in cui vivono. Questo incentiva non solo la mobilità sostenibile, ma anche il commercio locale e di prossimità. Ed è per questo che mi sta particolarmente a cuore promuovere questa realtà.

Conclusioni

Il bike-to-work rappresenta un’efficace strategia per promuovere la mobilità sostenibile e migliorare la salute e il benessere dei lavoratori. La sua integrazione nei Piani Spostamento Casa-Lavoro (PSCL) si allinea con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti urbani. La copertura assicurativa INAIL per gli infortuni in bicicletta durante il tragitto casa-lavoro sottolinea il suo riconoscimento istituzionale. Iniziative come il progetto Pin Bike dimostrano l’efficacia del bike-to-work nel creare sinergie tra mobilità sostenibile ed economia locale, incentivando l’uso della bicicletta e sostenendo il commercio locale.

Guardando al futuro, il bike-to-work appare come un elemento fondamentale per le politiche di mobilità urbana, con un ruolo importante per aziende e istituzioni nel sostenerlo. È importante che professionisti del settore, aziende, enti pubblici e cittadini considerino il bike-to-work come parte di una strategia di mobilità sostenibile, per contribuire a città più efficienti, sicure, sostenibili e rispettose dell’ambiente e della salute.

Naturalmente, se su questo vi occorre un supporto, contattatemi pure!