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Come ridurre il “rischio stradale” lavorando sulla “componente uomo”.

Le principali cause di incidente stradale. La “componente uomo” ed il rischio stradale. L’effetto di distrazione (o alcool) sui tempi di reazione. Quando la distrazione è caudata dai dispositivi di assistenza alla guida (ADAS). La compensazione del rischio. La fretta e la distrazione alla guida sul lavoro.


Quali sono le principali cause di incidente stradale?

Le principali cause o concause degli incidenti stradali in Italia sono (come riportato dai dati ACI-ISTAT):

  1. Guida distratta o indecisa;
  2. Mancato rispetto della precedenza o del semaforo;
  3. Eccesso di velocità.

Sulle strade italiane, i fattori che incidono di più in città sono la distrazione alla guida e il mancato rispetto della precedenza, mentre sulle strade extraurbane le cause principali di incidenti sono la guida distratta, l’andamento indeciso e la velocità. Inoltre, è importante notare che l’uso di droga e alcol è in aumento tra le cause di incidenti stradali.

Si tratta, come vedete, sempre di cause legate al comportamento umano.

In linea del tutto generale occorre considerare che, con riferimento ai motivi degli incidenti, il comportamento del conducente ne costituisce causa (o concausa) in oltre il 90% dei casi. Le altre due componenti di base del “sistema guida”, e cioè il veicolo e l’infrastruttura, risultano essere molto meno critiche in termini di numerosità degli incidenti occorsi. Per ottenere quindi una robusta diminuzione degli incidenti stradali, sul lavoro e non, è dunque necessario intervenire con decisione sul comportamento umano.

Purtroppo, si osserva spesso una scarsa attenzione da parte dei vertici aziendali riguardo alla preparazione delle persone aventi mansioni che prevedano l’uso di veicoli su strada. Preparazione che deve essere invece assicurata in modo efficace intervenendo su più fronti: formazione, sensibilizzazione ed addestramento. Si tratta di aspetti spesso trascurati, su cui è possibile intervenire in diversi modi, prevedendo ad esempio corsi di guida sicura o incontri con psicologi del traffico. Ma, in prima battuta, occorre fare in modo di incidere concretamente sul comportamento dei lavoratori alla guida.

Come detto, il comportamento umano è responsabile di gran parte degli incidenti che avvengono su strada. Fretta, distrazione o stato psico-fisico alterato costituiscono fattori che incrementano notevolmente il rischio stradale, esponendo il guidatore a situazioni che spesso hanno esiti nefasti. Ed il fatto che gli incidenti stradali sono la prima causa di morte sul lavoro non può che confermare la necessità di garantire la massima sicurezza durante la guida sul lavoro.

La “componente uomo” ed il rischio stradale.

La distrazione alla guida pare essere la principale causa del fatto che il numero degli incidenti stradali non diminuisca più già da qualche anno (a parte il periodo della pandemia), interrompendo una positiva diminuzione avviata all’inizio degli anni duemila non solo in Italia ma in tutta Europa.

Il problema è dato dalla superficialità che abbiamo quando siamo in strada (in auto, in scooter, in bici, in monopattino ed anche a piedi), che produce distrazione ed aumenta enormemente il rischio di incidente. E questo rischio, già presente nel nostro quotidiano, è effettivamente aumentato di molto a seguito della diffusione degli smartphone.

Peraltro, anche la “semplice” telefonata “a norma di Codice della Strada” provoca distrazione. Secondo il Codice della Strada (art. 173), “…è consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (e che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani).” L’uso del vivavoce consente di tenere le mani dedicate alla sola guida del veicolo. Tuttavia, anche in questa condizione, il solo fatto di telefonare produce un aumento del rischio per via della distrazione, che sostanzialmente è la stessa sia con il vivavoce che senza (come riporta uno studio dell’Università del Sussex). E la cosa è da tener ben presente.

Questo video aiuta a comprendere ancora meglio questo aspetto. Si tratta di una finta prova di esame di guida, in cui l’istruttore chiede di dimostrare al conducente la propria capacità di usare il telefono durante la guida. E la reazione dei conducenti è molto interessante…

Trovo utile, a questo proposito, segnalare l’importanza delle campagne di comunicazione per la sicurezza stradale, specie quelle realizzate con video che provocano uno shock emotivo ai giovani (e non solo a loro!) per far comprendere loro l’enorme rischio generato dalla distrazione.

Aggiungo alcune considerazioni fatte con la dott.ssa Daniela Frisone, psicologa. Quando il comportamento dell’uomo è causa o concausa di incidenti, possono verificarsi due situazioni. Nel primo caso si hanno violazioni consapevoli e deliberate di norme di comportamento (distanze di sicurezza, limiti di velocità, rispetto delle precedenze, uso di alcool, ecc.). Nel secondo caso si ha l’errore vero e proprio, derivante dal “fallimento” di azioni pianificate o di sviste, che spesso si verificano a causa di una mancata o scorretta percezione del rischio, tanto individuale quanto, nel “caso aziendale”, di tipo organizzativo.

Cosa ha a che fare la Psicologia con la Sicurezza Stradale? La psicologia aiuta a comprendere i processi “attentivi”, percettivi, sensoriali implicati nella guida. Il nostro sistema percettivo, attraverso i sensi, percepisce gli stimoli dell’ambiente circostante, e questo vale anche nel caso della circolazione stradale (ambiente, peraltro, molto complesso). Ma non tutti gli stimoli uditivi, olfattivi e visivi vengono colti, in quanto il nostro cervello funziona come un filtro che seleziona gli stimoli provenienti dall’ambiente – diversamente vivremmo nel caos – e permette all’individuo di “organizzare” il proprio comportamento. Questa selezione degli stimoli si chiama “attenzione”.

Noi siamo in grado di cogliere più stimoli contemporaneamente: alla guida, ad esempio, vediamo il pedone, il semaforo, il veicolo che precede, ecc. Se però siamo concentrati su qualcosa in particolare (ad esempio per cercare una strada o un numero civico, o per scrivere un messaggio al cellulare), tralasciamo altri stimoli rilevanti. E durante le attività formative si usano spesso, in effetti, strumenti e giochi che pongono all’evidenza i limiti della nostra percezione.

Ma quante cose possiamo fare contemporaneamente? Le ricerche evidenziano come gli stimoli che chiamano in causa il medesimo organo di senso creano tra loro “interferenza”. Se durante la guida si ascolta della musica si impegnano due differenti canali percettivi: l’interferenza tra i due stimoli è minore rispetto, ad esempio, al cambiare il canale della radio mentre si guida. In questa ultima situazione l’organo della vista è infatti doppiamente coinvolto: tra le due azioni si crea interferenza.

L’effetto di distrazione (o alcool) sui tempi di reazione.

Facciamo l’esempio della frenata improvvisa. Molto spesso, alla guida, devono essere prese decisioni repentine, a fronte ad esempio della comparsa di ostacoli improvvisi. In genere si pensa che la frenata sia un‘unica azione, dall’esecuzione pressoché immediata, ma non è così. La ricerca ci aiuta a comprendere che quello che avviene è un susseguirsi di meccanismi percettivi e di successive azioni, per il cui svolgimento occorre un certo tempo. Tra la percezione di un ostacolo e l’esecuzione di un compito (inizio della frenata) c’è il “tempo di reazione”, e corrisponde alla prima fase: la percezione del pericolo. Segue la fase dell’azione, in cui inizia la procedura di arresto: si sposta il piede dall’acceleratore al freno. Nella terza fase si ha infine la frenata vera e propria (dall’azione sul pedale del freno all’arresto dell’auto). Le prime due fasi rappresentano l’”intervallo psicotecnico”, cioè il tempo che precede la frenata vera e propria. Durante tale intervallo, in media di circa 1 secondo, l’auto procede senza variare la propria velocità.

A 50 km/h, l’auto percorre circa 14 m durante il tempo di reazione ed altri 14 metri nello spazio di frenatura. A 100 km/h si percorrono invece 28 m durante il tempo di reazione e 70 metri nello spazio di frenatura, quindi quasi 100 metri dalla percezione dell’ostacolo all’arresto completo.

La frenata non è dunque un’azione immediata, ma richiede un certo tempo, e la distanza di sicurezza diventa quindi un elemento fondamentale per evitare gli incidenti.

Tempi e distanze di cui si è detto corrispondono a valori medi, considerando guidatori in stato psico-fisico normale e veicoli tenuti in condizioni di efficienza. Ma i tempi di reazione non possono essere uguali per tutti, ed in tutte le situazioni. Ad esempio, quanto incide l’alcool sulla guida e sulla nostra capacità di reagire ad uno stimolo? Un tasso alcolemico pari al limite consentito (0,5 g/l) esercita in realtà già notevoli cambiamenti sulle nostre capacità attentive, percettive e decisionali. Peraltro, l’assunzione di alcool, anche in ridotte quantità, accresce la sensazione di controllo, di sicurezza e di sopravvalutazione del mezzo, riducendo quindi la percezione di limite e pericolo. Il rischio di incidente con un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,9 g/l aumenta di 11 volte rispetto al tasso alcolemico nullo. E con una alcolemia di valore pari o superiore a 1,5 g/l il rischio di incidente cresce addirittura di 380 volte rispetto al tasso nullo (dati ACI).

Focus: la guida dei veicoli per lavoro sotto l’effetto di alcool o droghe.

La normativa italiana prevede specifiche disposizioni per chi guida veicoli su strada per lavoro in relazione all’assunzione di alcol e droghe. In particolare, per alcune categorie di lavoratori, come autisti di veicoli stradali per i quali è richiesto il possesso della patente di guida categorie C, D, E, e quelli per i quali è richiesto il certificato di abilitazione per la guida di taxi o di veicoli in servizio di noleggio con conducente, è previsto il divieto assoluto di assunzione di sostanze alcoliche durante il lavoro, comprese le pause e prima dell’inizio del turno.

I lavoratori sono inoltre obbligati a sottoporsi a controlli antidroga e alcolici, che possono essere effettuati con cadenza annuale o su richiesta del datore di lavoro in caso di sospetto abuso di alcolici e/o assunzione di stupefacenti. E, in caso di incidente, la polizia stradale deve procedere sempre agli accertamenti preliminari per verificare la presenza di alcol o droghe.

Per quanto riguarda la responsabilità del datore di lavoro, è importante garantire la sicurezza dei lavoratori e prevenire situazioni di rischio legate all’assunzione di alcol e droghe sul luogo di lavoro. Il datore di lavoro deve vigilare sul rispetto del divieto di assunzione di alcol e droghe da parte dei lavoratori e, in caso di inadempimento, può essere ritenuto responsabile sia penalmente che civilmente.

Quando la distrazione è caudata dai dispositivi di assistenza alla guida (ADAS).

Paradossalmente, ci si può distrarre anche con i nuovi dispositivi di sicurezza di cui sono dotate le auto.

Il tema del sovraccarico di informazioni a cui sono soggetti i conducenti dei veicoli è studiato da tempo, tanto più che ai vari stimoli “esterni” (andamento della strada e del traffico, condizioni meteo, segnaletica, ecc.), si aggiungono ora sempre più stimoli “interni” all’abitacolo, e non necessariamente a causa di comportamenti scorretti – come l’uso del telefono – ma anche a causa della strumentazione sempre più complessa presente a bordo mezzo.

È noto che, tra le tante buone pratiche per ridurre il rischio di incidenti stradali causati dalla distrazione, risultano essere molto utili tecnologie, applicazioni e funzioni che riducono la necessità di interazione visiva tra il guidatore ed i dispositivi di guida. E possono essere di grande aiuto anche i sistemi come gli avvisi ed i sistemi automatici anti-collisione e anti-sbandata, sempre più diffusi. Questi ausili elettronici vengono indicati con l’acronimo ADAS, cioè Advanced Driver Assistance Systems, e possono essere di grande aiuto, anche se forse non sono ancora diffusi a sufficienza per avere un effetto significativo sulla riduzione degli incidenti (ma ricordo comunque che i sistemi di frenata di emergenza sono presenti di serie su tutti i veicoli di nuova omologazione a partire dal 2022). 

Ma queste tecnologie, paradossalmente, possono presentare un nuovo rischio. Seguo da tempo gli studi in corso sul “workload” cognitivo alla guida, inteso come il “carico” (o sovraccarico) di informazioni da elaborare a cui è sottoposto il cervello del guidatore, che paradossalmente può essere molto oneroso proprio per la presenza di ulteriori strumenti (che dovrebbero essere) di ausilio alla guida. Sono in corso interessanti ricerche (come quelle dell’Università di Bologna) basate anche sull’uso di strumenti come gli “eye-tracker“, che servono a capire come e dove si focalizza l’attenzione del guidatore durante la marcia del veicolo (es. sulla strada, sulla strumentazione di bordo, sulla segnaletica, ecc.). Si tratta delle nuove frontiere di ricerca in questo importante ambito, che sarà certamente interessante continuare a seguire e che porteranno ulteriori novità in questo mondo in costante e rapida evoluzione.

La compensazione del rischio

Peraltro, secondo uno studio condotto negli USA, gli americani che guidano veicoli dotati di Adaptive Cruise Control (ACC) o Lane Keeping Assist (LKA), entrambe funzionalità avanzate di assistenza alla guida, ammettono di usare i loro smartphone mentre guidano molto più spesso degli altri. Il 42% dei conducenti con tecnologia Lane Keeping Assist (quella che serve a non uscire inavvertitamente dalla corsia di marcia) ha dichiarato di utilizzare “frequentemente” o “a volte” la chat video durante la guida, rispetto al 20% dei conducenti che non hanno tale dispositivo. In pratica, si manifesta con evidenza il fenomeno identificato come “compensazione del rischio”, che porta le persone ad abbassare la loro soglia di attenzione in presenza di condizioni (o dispositivi) che dovrebbero aumentare il livello di sicurezza.

Ed ancora, una nuova ricerca dell’Insurance Institute for Highway Safety (IIHS) e del Massachusetts Institute of Technology’s AgeLab mostra che i conducenti si distraggono con l’elettronica e staccano entrambe le mani dal volante più spesso man mano che sviluppano fiducia nei sistemi di assistenza. La ricerca ha studiato il comportamento alla guida di 20 volontari per un mese mentre acquisivano familiarità con le funzionalità avanzate di assistenza alla guida. Dopo un mese, i conducenti erano molto più propensi a perdere la concentrazione o a staccare le mani dal volante quando utilizzavano l’automazione. In base ai risultati della ricerca dell’IIHS e alle conclusioni dell’inchiesta della Dutch Safety Board, l’ETSC ha ribadito la sua richiesta ai regolatori di rivedere i requisiti attuali relativi ai fattori umani per i sistemi di assistenza al mantenimento della corsia come Pilot Assist.

Metto però in evidenza che, sebbene queste tecnologie presentino promettenti benefici per la sicurezza, sono progettate per funzionare in combinazione con comportamenti di guida adeguati. Consideriamo poi anche che a breve diventerà cruciale l’impatto dei sistemi a guida altamente automatizzata, che potranno ridurre ulteriormente il rischio legato alla distrazione, ma che potrebbero anche presentare nuove sfide e rendere necessario potenziare la fase di formazione e addestramento (in particolare per autisti giovani e inesperti). Segnalo a tale proposito una approfondita ricerca svolta dal Dutch Safety Board ed invito gli interessati a dare un’occhiata a questo breve video.

Dutch Safety Board, 2019

Ti ubriachi in discoteca? E il governo italiano ti offre il taxi gratis. Non una gran trovata…

Il Ministero dei Trasporti italiano ha proposto nell’estate 2023 un servizio di taxi gratuito per coloro che, usciti da un locale notturno, risultano positivi all’alcol test. A me non sembra una gran trovata, in quanto il messaggio è fortemente diseducativo: non incentiva certo a bere meno, anzi! Peraltro, anche se essere ubriachi in Italia non è considerato un reato in sé, lo stato di ubriachezza in pubblico è vietato (l’articolo 688 del Codice Penale stabilisce che chiunque si trovi in stato di manifesta ubriachezza in un luogo pubblico o aperto al pubblico è soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 51 e 309 euro, e se il fatto è commesso da chi ha già riportato una condanna per delitto non colposo contro la vita o l’incolumità individuale, la pena può essere dell’arresto da tre a sei mesi).

Sono ben altre le misure che vanno prese per ridurre il rischio di incidenti stradali.

Fretta e distrazione alla guida sul lavoro: comportamento sbagliato o problema organizzativo?

E qui un caso particolare: in caso di incidente dovuto ad uso del cellulare per motivi di lavoro, come verranno attribuite le responsabilità tra lavoratore (alla guida) e datore di lavoro? Cosa riportano le procedure aziendali in merito (ad esempio: l’uso del telefono è consentito o meno, in che condizioni, con quali dispositivi, ecc.)? Cosa è scritto nel Documento di Valutazione dei Rischi? Ricordo sempre che gli incidenti stradali costituiscono la prima causa di morte sul lavoro, per cui l’aspetto legato al rischio stradale in ambito lavorativo non va certamente trascurato. Così come non vanno trascurati gli aspetti organizzativi.

Ulteriori possibili interventi per ridurre il rischio stradale sul lavoro

  • Interventi nel Campo dell’Autotrasporto: Formazione specifica per gli operatori, con l’adozione di metodologie per favorire comportamenti virtuosi (ad esempio in tema di fissaggio del carico).
  • Aggiornamento della Formazione ex Art. 37 del D.Lgs 81/08: Utilizzo di metodi interattivi come video, esperienze personali e discussioni per affrontare anche il rischio stradale e sensibilizzare le persone.
  • Sorveglianza Sanitaria Specifica: Monitoraggio dell’alimentazione, dell’uso di alcool e droghe, dello stato di affaticamento e dello stress da lavoro.
  • Intervento di Counseling Breve: Supporto ai lavoratori fumatori per contrastare la dipendenza al fumo, che può diventare un fattore di distrazione alla guida.

Conclusioni

Nuove tecnologie e sicurezza delle auto vanno di pari passo, ma se continuiamo a distrarci con il cellulare o altro, anche la tecnologia più avanzata non basta a tenere noi e gli altri al sicuro. Abbiamo bisogno di più attenzione e di seguire le regole per davvero, soprattutto per proteggere chi è più a rischio sulle strade, come pedoni e ciclisti.

Ricordiamo che la maggior parte degli incidenti avviene a causa di errori umani – distrazioni, mancanza di attenzione o semplicemente non seguire le regole. La chiave sta nel cambiare il nostro modo di agire: più consapevolezza, più responsabilità.

Dovremmo formarci meglio, capendo i rischi veri che corriamo e come il nostro corpo reagisce a stanchezza, distrazioni o dopo aver preso sostanze che possono alterare la nostra attenzione. Questo significa anche conoscere bene le norme e come funzionano le auto che guidiamo.

Quando miglioriamo la sicurezza stradale, tutti ne guadagnano: chi lavora sulle strade, le aziende, le famiglie. Non c’è una risposta semplice al problema degli incidenti, ma se lo affrontiamo con la giusta strategia, possiamo fare grandi passi avanti. Dobbiamo lavorare insieme per trovare soluzioni che funzionino per tutti, ricordando che ogni azione conta!