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Sicurezza per biciclette e monopattini: iniziative, regole e buone pratiche.

Biciclette, camion e sensori: l’iniziativa del Comune di Milano. Il Biciplan – il piano della mobilità ciclabile. Le iniziative formative. Consigli per ciclisti e automobilisti. Le “biciclette elettriche” sono assimilabili ai ciclomotori? Monopattini: cosa dice il Codice della Strada.


woman and man riding on bike
Photo by Nubia Navarro (nubikini) on Pexels.com

Premessa

Come dimostrato ormai da innumerevoli studi e ricerche, il buon funzionamento della mobilità di persone e merci nelle città passa attraverso un uso razionale del (poco) spazio disponibile. Ogni amministrazione deve lavorare sul proprio territorio cercando di trovare la ricetta giusta per il proprio specifico caso, razionalizzando l’uso delle strade in modo da trovare la soluzione che minimizzi la congestione e che massimizzi l’efficienza (cioè la rapidità degli spostamenti e l’accessibilità delle aree). E, per ottimizzare il tutto, occorre potenziare le modalità che richiedono il minor spazio occupato mediamente da una persona durante i propri spostamenti, spostamenti a piedi, spostamenti in bici o monopattino, spostamenti condivisi (dal car-pooling al trasporto pubblico locale).

In questa pagina mi focalizzo sul tema biciclette e monopattini. Iniziamo da una notizia importante.

Biciclette, camion e sensori: l’iniziativa del Comune di Milano.

Nel 2023, a Milano, sono stati registrati 11 incidenti mortali che hanno coinvolto pedoni e 5 che hanno coinvolto ciclisti. In questo contesto, il Comune di Milano alcuni mesi fa aveva decretato che, a partire dal 1°ottobre 2023, i veicoli pesanti avrebbero dovuto essere dotati di sistemi di rilevamento di ciclisti e pedoni (ma per chi presenta un contratto d’acquisto di questi sistemi è prevista una proroga fino al 31 dicembre 2024). L’obbligo riguarderebbe i veicoli destinati al trasporto di persone con più di otto posti a sedere e i veicoli destinati al trasporto di merci a partire dalle 3,5 tonnellate (categorie M2, M3, N2 ed N3) non dotati di sistemi avanzati in grado di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti situati in prossimità della parte anteriore del veicolo o sul lato del marciapiede e di emettere un segnale di allerta.

Nel novembre 2023 il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia ha però annullato il provvedimento del Comune di Milano, accogliendo il ricorso presentato da Assotir, un’associazione di trasportatori. Il TAR ha stabilito che il Comune di Milano non aveva la competenza per imporre tale obbligo, sostenendo che dovrebbe essere lo Stato a legiferare su questi temi. Il TAR ha affermato che un dispositivo volto a prevenire incidenti a danno di pedoni e ciclisti risponde a un’esigenza di ordine pubblico e sicurezza, e che quindi la competenza per l’adozione di tali misure spetta allo Stato. Nonostante la decisione del TAR, il Comune di Milano sembra intenzionato a portare la questione davanti al Consiglio di Stato, sostenendo l’importanza di questa misura per la protezione di ciclisti e pedoni.

Pur nella speranza della riuscita dell’iniziativa da parte del Comune di Milano, e riconoscendo che le misure ipotizzate vanno nella giusta direzione, faccio comunque alcune considerazioni.

  1. Tempestività delle misure: sebbene le nuove norme siano un passo avanti, la loro efficacia immediata è dubbia, soprattutto considerando la proroga per l’acquisto dei sistemi di rilevamento fino al 31 dicembre 2024. In una situazione così critica, ci va bene attendere oltre un anno per vedere cambiamenti significativi? E sto parlando di dispositivi che, se non già in dotazione dei veicoli, costano appena 3-400 euro (a fronte di un costo sociale, per ogni vittima, che ammonta a 1.800.000 euro).
  2. Integrazione con altre soluzioni: la sicurezza stradale non può essere garantita solo attraverso misure per i mezzi pesanti. È necessario un approccio a 360°, che includa infrastrutture più sicure, sensibilizzazione dei cittadini e formazione degli autisti.
  3. Coinvolgimento dei cittadini e degli stakeholder: È fondamentale avere un dialogo aperto con tutti gli attori coinvolti, comprese comunità accademica e organizzazioni civili, per formulare politiche più efficaci.

Il Biciplan – il piano della mobilità ciclabile.

In generale, per facilitare la mobilità ciclabile è utile implementare specifici piani di settore, come i Biciplan. Ecco alcuni spunti utili su questo tema:

  • I Biciplan o piani della mobilità ciclistica sono piani strategici che promuovono la mobilità ciclistica urbana, individuando i principali percorsi ciclabili da realizzare in una città o area metropolitana.
  • I Biciplan prevedono la realizzazione di reti di piste ciclabili, interventi di moderazione del traffico, parcheggi e servizi per le bici, con l’obiettivo di aumentare gli spostamenti urbani in bicicletta.
  • La redazione dei biciplan è obbligatoria per le città metropolitane e i comuni sopra i 100.000 abitanti, mentre è facoltativa per quelli più piccoli. Tipicamente, i Biciplan sono piani settoriali nell’ambito dei PUMS.
  • Le associazioni locali promuovono e sostengono l’adozione dei biciplan per sviluppare la mobilità ciclistica urbana.
  • Tra le città che hanno adottato un biciplan ci sono Milano, Roma, Firenze, Bologna, Napoli.

Le iniziative formative.

In Italia, ci sono diverse iniziative di formazione riguardanti la mobilità ciclabile. Eccone alcune:

  1. Progetto “LIFE PREPAIR”: un’attività formativa per la pubblica amministrazione, FIAB e Regione, che si concentra sulla promozione della mobilità ciclabile.
  2. UniBike: nata a Bologna, UniBike offre corsi di alta formazione di ciclismo urbano e mobilità nuova per favorire l’utilizzo della bicicletta in città e garantire la sicurezza dei ciclisti.
  3. Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica: un corso post-lauream dell’Università di Verona, organizzato in collaborazione con Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) e l’Associazione Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica. Il corso forma professionisti con competenze specifiche nella promozione della mobilità ciclistica urbana e territoriale.

Queste iniziative di formazione coprono diversi aspetti della mobilità ciclabile, dalla progettazione di infrastrutture ciclabili, alla promozione della mobilità sostenibile e alla sicurezza dei ciclisti.

Vi consiglio inoltre di consultare quanto presente su Bikeitalia.it, uno dei migliori spazi web italiani dedicati al mondo della mobilità ciclabile.

Consigli per ciclisti e automobilisti.

Per dare consigli a ciclisti ed automobilisti riprendo un contributo di Luca Pascotto. Invito amministrazioni, associazioni e singoli cittadini a leggere, ricordare e divulgare quanto segue. E, naturalmente, a metterlo in pratica.

Che cosa i ciclisti vorrebbero che gli automobilisti sapessero

I ciclisti sono ovviamente più vulnerabili e in questo senso i conducenti dovrebbero avere un maggior riguardo soprattutto in mancanza di corsie dedicate o piste ciclabili. inoltre, i ciclisti si sentono minacciati da una guida non prudente o poco attenta soprattutto in alcune situazioni ad alto rischio (guida nelle rotonde, strade a più corsi e, in generale, ogni qualvolta un’auto può cambiare direzione e velocità). Occorre poi aggiungere che i ciclisti possono dover evitare ostacoli (buche, scarichi, detriti, auto in doppia fila) e quindi possono invadere parte della carreggiata riservata alle auto. Infine, bisogna considerare che i fari abbaglianti, ovviamente, danno fastidio anche ai ciclisti, come del resto a tutti gli utenti della strada.

Quindi, se sei un automobilista, considera quanto segue. Pensa che potresti incontrare una bicicletta. Non sei in Olanda o a Copenhagen, dove sai per certo che ci sono ciclisti. Per cui serve una maggiore attenzione. Inoltre, guida lentamente nelle zone urbane rispettando i limiti e facendo attenzione soprattutto nel cambiare direzione e nelle intersezioni verso destra. Ancora: tieni presente che un ciclista possa cambiare direzione a causa di una buca, di un ostacolo o, in casi di brutto tempo, a causa del vento. Infine, considera che le curve a sinistra per un ciclista richiedono più spazio e più tempo: prevedi questi momenti. Quando lasci l’auto in sosta sulla carreggiata accertati prima di aprire la portiera che non ci sia un ciclista in arrivo. Usa lo specchietto, ovviamente non fa rumore.

Che cosa gli automobilisti vorrebbero che i ciclisti sapessero

Per un automobilista è seccante incontrare di notte un ciclista senza fari, che passa col rosso e che non rispetta le principali norme di circolazione. Peraltro, un’auto ha una velocità più elevata di una bicicletta e i tempi di reazione, anche a velocità contenute, sono molto più elevati. Inoltre, i ciclisti dovrebbero rendersi più visibili, indossando ad esempio un giubbetto riflettente. È molto più facile per un’automobilista considerare i movimenti dell’utente più vulnerabile. Occorre ricordare inoltre che un’automobilista si trova a disagio se il ciclista ha un andamento indeciso o dimostra poca attenzione magari ascoltando della musica in cuffia. Allo stesso modo, un’automobilista non ha la stessa percezione della strada che può avere un ciclista (presenza di buche pozzanghere, tombini, ostacoli ecc.)

Se sei un ciclista quindi fai attenzione ai suggerimenti che seguono. Segui ovviamente le regole del codice della strada. Non passare con il rosso, e non attraversare la strada in diagonale se non in presenza di una situazione protetta. Usa le piste ciclabili, se sono presenti, anche se avessero un percorso più lungo: sono più sicure e limitato i possibili punti di conflitto. Attento nelle aree pedonali: sei un’utente debole, ma i pedoni sono ancora più vulnerabili in caso di urto con una bicicletta. E comunque, attraversa la strada sulle strisce pedonali se presenti. Cerca inoltre di anticipare il comportamento di un’automobile, se di fronte a te. Renditi visibile, non ti vergognare delle bretelle o del giubbetto riflettente. Preferisci gli abiti chiari e usa sempre le luci, possibilmente anche di giorno (ti rendono più visibile!). Poi, mostra per tempo i movimenti che intendi fare (es. avambraccio a sinistra per indicare l’intenzione di svoltare a sinistra), e spostati quando è sicuro e conveniente. Infine, se viaggi in compagnia di altri ciclisti rimanete uno dietro l’altro se mancano le piste ciclabili: se viaggiate affiancati i rischi aumentano.

Le “biciclette elettriche” sono assimilabili ai ciclomotori?

Si vedono spesso sulle strade biciclette elettriche che raggiungono velocità paragonabili a quelle dei ciclomotori. E in qualche caso sono assimilabili proprio ai ciclomotori, con tutto quanto ne consegue. Per capire bene la differenza, riporto quanto prevede in proposito il Codice della Strada all’articolo riferito ai “velocipedi”, cioè alle biciclette (art. 50, aggiornato al 16/06/2022):

1. I velocipedi sono i veicoli con due ruote o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, azionati dalle persone che si trovano sul veicolo; sono altresì considerati velocipedi le biciclette a pedalata assistita, dotate di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW, o di 0,5 KW se adibiti al trasporto di merci, la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare. I velocipedi a pedalata assistita possono essere dotati di un pulsante che permetta di attivare il motore anche a pedali fermi, purchè con questa modalità il veicolo non superi i 6 km/h.

2. I velocipedi non possono superare 1,30 m di larghezza, 3,5 m di lunghezza e 2,20 m di altezza.
I velocipedi adibiti al trasporto di merci devono avere un piano di carico approssimativamente piano e orizzontale, aperto o chiuso, corrispondente al seguente criterio: lunghezza del piano di carico × larghezza del piano di carico ≥ 0,3 × lunghezza del veicolo × larghezza massima del veicolo. (**)

2-bis. I velocipedi a pedalata assistita non rispondenti ad una o più delle caratteristiche o prescrizioni indicate nel comma 1 sono considerati ciclomotori ai sensi e per gli effetti dell’articolo 97.

Quindi, in sostanza, se la “bici elettrica” (non da trasporto merci) ha un motore da più di 0,25 kW o se il motore funziona anche al di sopra dei 25 km/h di velocità, non è più una bicicletta (“velocipede”) ma diventa un ciclomotore, e quindi deve sottostare alle norme conseguenti in termini di patente, casco, targa ed assicurazione.

Monopattini: cosa dice il Codice della Strada.

Trovo utile infine dare alcuni cenni riguardo ai monopattini elettrici che, da Codice della Strada, sono equiparati alle biciclette (purché abbiano una potenza massima di 0,50 kW). Ecco le regole specifiche per i monopattini elettrici:

  1. I monopattini elettrici possono circolare sulle strade urbane con limite di velocità di 50 km/h, sulle piste ciclabili e nelle aree pedonali dove è consentita la circolazione delle biciclette. Sui marciapiedi devono essere trasportati a mano.
  2. Il limite di velocità per i monopattini elettrici è di 20 km/h, e di 6 km/h nelle aree pedonali.
  3. I conducenti dei monopattini devono avere compiuto 14 anni, e quelli di età compresa tra 14 e 18 anni devono indossare il casco.
  4. I monopattini devono essere dotati di indicatori luminosi di svolta (le frecce) e di freno su entrambe le ruote a partire dal 1° gennaio 2024.
  5. I conducenti devono indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità di notte, a partire da mezz’ora dopo il tramonto e durante tutto il periodo dell’oscurità.
  6. I Comuni possono individuare con ordinanza aree di sosta riservate ai monopattini anche sul marciapiede, purché sia assicurata la regolare e sicura circolazione dei pedoni e delle persone con disabilità.

In caso di violazione delle norme, sono previste sanzioni che variano da un minimo di 42 euro a un massimo di 168 euro, secondo l’articolo 158 del Codice della Strada.

Conclusioni

L’incentivazione della mobilità ciclabile nelle città è fondamentale per promuovere uno stile di vita sostenibile, ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Per raggiungere questi obiettivi, è importante focalizzarsi su quanto segue:

  1. Pianificazione: sviluppare piani strategici e integrati per la mobilità ciclistica (i Biciplan);
  2. Infrastrutture: realizzare infrastrutture adeguate, come piste e corsie ciclabili, sottopassaggi, passerelle e parcheggi per biciclette, per garantire la sicurezza e la comodità dei ciclisti.
  3. Intermodalità: promuovere l’integrazione tra la mobilità ciclabile e i mezzi di trasporto pubblico, facilitando il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici e creando servizi di noleggio e deposito presso le stazioni.
  4. Educazione e formazione: offrire corsi e iniziative di formazione per cittadini, amministratori e professionisti, al fine di diffondere la cultura della mobilità ciclabile e promuovere comportamenti responsabili.
  5. Promozione e incentivi: implementare campagne di sensibilizzazione e incentivare l’uso della bicicletta attraverso sconti, agevolazioni fiscali e premi per chi sceglie di spostarsi in bicicletta (come i programmi Bike to work).

Seguendo queste buone pratiche, le città possono diventare luoghi più vivibili, sostenibili e accoglienti per tutti, contribuendo a un futuro più verde e salutare.